Grande food experience, martedì 18 luglio, nel nuovo locale cagliaritano di Pierluigi Fais, "Josto" (1). Accompagnata da sette amici, sette è un numero magico no? E in effetti è stato un pranzo memorabile. Il locale, che era un vecchio deposito di legna della famiglia Fadda, è stato ristrutturato e progettato da uno studio cagliaritano, C+C04, con grande inventiva e soluzioni inusuali e belle da vedere (2). Adorabile l’arancione a contrasto con l’elegante grigio cemento di pareti e pavimenti (3). Intrigante la scelta dei quadri. Bella e rassicurante la cucina a vista: sai sempre cosa mangi, chi cucina e come.
La mise en place si presentava elegante, ma non stucchevole, direi piuttosto amicale. Il protagonista del pranzo è stata la cucina di Fais, già patron di Josto al Duomo a Oristano, ora capitano di Framento, una delle pizzerie più trendy del panorama cagliaritano, che da giugno 2017 ha raddoppiato con Josto, dove pratica la cucina d’autore, suo amore da sempre.
Da Josto, non poteva mancare la musica e di fatto non mancava, con un buon giradischi e tanti dischi di qualità, che spaziano dal pop al jazz.
Una cucina d’autore ma democratica, con un ottimo rapporto qualità/prezzo, e porzioni giuste, misurate, soddisfacenti.
L’altra indubbia protagonista del pranzo è stata la cantina del ristorante (4), ben fornita ed eclettica. La chiusura della danza dei calici che si sono susseguiti è avvenuta con una Vernaccia Orro, una esplosione sapiente di aromi e sapori, persistente e inebriante.
Il menu degustazione “Lungo e Largo” mi ha permesso di assaporare la creatività della cucina, dal pesce spada con le albicocche all’uovo con zucchine e tartufo, al risotto vernaccia e casitzolu (5) sino ad arrivare al miglior maialetto (6) che abbia mai mangiato negli ultimi 5 anni; soprattutto si è trattato di una attualizzazione del maialetto molto interessante, che non ha tolto, semmai aggiunto, morbidezza alla carne, croccantezza alla cotenna, sapore al complesso.
Ho terminato l’esperienza con un gelato al torrone con pane ‘e saba, accompagnato -per la mia gioia- da un piccolo fuori programma, lo zabaione (adoro lo zabaione, si è capito) che mi ha riconciliato con il genere umano (7).
Consigliato a chi vuole capire uno degli sviluppi della cucina sarda d’autore nei prossimi anni. Un salto nel futuro con tanto gusto, insieme ad uno dei protagonisti della scena culinaria di questa regione insulare che ha delle materie prime straordinarie, delle ottime e degli ottimi interpreti, ancora da scoprire appieno.