In occasione del Gala per il Florence Korea Film Festival al Cinema la Compagnia, incontro il Console Onorario di Corea in Toscana Riccardo Gelli che, insieme alla moglie coreana Eun-young Chang, ci illustra usi e costumi a tavola del grande Paese asiatico. Dettagli e curiosità sul mondo del cibo e del bon ton da far tesoro.
Il suo ruolo in qualità di Console Onorario della Corea, quali le mansioni quotidiane più importanti e altre curiosità?
Riccardo Gelli: Tra le mansioni più rilevanti, oltre ad assistere i coreani residenti nei contatti con le istituzioni locali, mi adopero per sostenere gli sforzi della comunità locale dello Stato che rappresento e, naturalmente, intervengo qualora ci siano casi di borseggio a danno dei turisti coreani di passaggio. E ancora, come città di Firenze abbiamo un ottimo rapporto con la città di Gyeongju famosa per lo straordinario patrimonio storico e culturale. E' interessante sapere che dei circa 2000 coreani in Toscana, molti sono a Carrara, vengono, infatti, qui ad affinare il loro know how di scultori nella lavorazione del marmo. Ci sono, inoltre, numerosi studenti coreani all'Università di Firenze e c'è un nuovo corso di lingua coreana al CLA (Centro linguistico di Ateneo Firenze).
Parliamo di cucina coreana, gli ingredienti più ricorrenti?
Eun-young Chang: L'aglio è un ingrediente chiave di molti nostri piatti ma anche il peperoncino in polvere o in pasta. Per le numerose versioni di zuppe, invece, è frequente la pasta di soia, oltre, naturalmente, alla più classica in versione liquida.
C'è un piatto cult delle famiglie come da noi gli spaghetti?
Eun-young Chang: Mangiamo tanto riso e zuppa con le verdure, con la carne o il pesce. Addirittura, la tradizione ha sempre proposto anche a colazione questa tipologia di piatti, ragion per cui le generazioni più vecchie si svegliavano molto presto la mattina per prepararli. Oltre al riso che è ovviamente una costante per ogni commensale, abbiamo l'abitudine di condividere varie portate disposte al centro della tavola. Una di queste, certamente la più importante, è il kimchi preparazione a base di verdure fermentate, piuttosto piccante e molto salubre. Ne esistono tantissime varietà e noi coreani non possiamo proprio vivere senza. Tanto che viene preparato anche in anticipo per un mese e conservato all'interno di un frigorifero adibito solo a questa pietanza.
Il suo piatto preferito della tradizione coreana?
Riccardo Gelli: Premesso che amo tutta la cucina del Paese di mia moglie, in particolare, però, prediligo i guksu, dei vermicelli che mi serve in brodo piccante e frutti di mare.
Coté beverage, cosa beve un coreano a tavola?
Eun-young Chang: Sempre secondo la tradizione, la bevanda più diffusa sulle nostre tavole è il Soju, un distillato a base di riso, frumento o patate dolci. Le generazioni più giovani, però, non disdegnano del buon vino o della birra.
Pensando all'etichetta e alle buone maniere, cosa suggerisce se invitati a cena da una famiglia coreana?
Eun-young Chang: Mai iniziare a mangiare prima della persona più adulta che è con noi a tavola. Sarebbe un gesto profondamente maleducato. Inoltre, un'altra regola da rispettare, se si riceve o si deve dare qualcosa a qualcuno si devono usare entrambe le mani. Penso, ad esempio, se si serve da bere ad un anziano: mai con una mano sola! Infine, è considerato un atto deplorevole soffiarsi il naso in presenza di altre persone, meglio alzarsi da tavola.
Oltre alla grande passione per la cucina, ci sono altre affinità evidenti tra popolo coreano e italiano?
Riccardo Gelli: Il coreano come generalmente l'italiano, è generoso, friendly, aperto, empatico e certamente molto comunicativo anche con la gestualità del corpo.