Lo slogan è abusato, lo sappiamo bene, ma vale la pena forse di rispolverarlo per fare il punto della situazione, come è risultato evidente anche in occasione dell'ultimo VINITALY (1), il 50° per la precisione, appena conclusosi a Verona con grande successo di pubblico, operatori e...bevitori.
In effetti che il mercato degli "occhi a mandorla" sia di interesse particolare, lo sanno non solo gli esperti del settore che vedono in quello sterminato Paese un'opportunità. Stando agli ultimi numeri, infatti, come ha dichiarato appunto a Verona la dr.a Lu dell'Agenzia per la Cina, con sede a Milano, il mercato "Sino" (2) è giunto al quinto posto mondiale, con quasi il 10% di fatturato sempre a livello globale, 180 milioni di consumatori ed è ormai il primo a livello asiatico, avendo sbaragliato la precedente concorrenza giapponese.
Che sia lo charme dell'etichetta od un nuovo "status symbol" resta il fatto che il mercato del vino "tira" e probabilmente seguirà quanto successo in passato in altri Paesi evolutisi da posizioni basiche, poi a livelli quantitativi interessanti, per giungere infine anche a conoscere e godere dei prodotti di qualità.
Certo che ad oggi, quando ciò che conta è più il "blasone" che la sostanza, molte etichette dei nostri soliti "amati" cugini francesi la fanno da padrone...sia per aver investito, e da tempo ormai, nella così detta "diplomazia commerciale", sia per il loro saper fare sistema, e infine per un buon rapporto qualità-prezzo.
Ma non disperiamo, anzi. Si iniziano infatti ad avvertire, e forti, sintomi di evoluzione nel mercato interno di questo sterminato Paese. Intanto, l'introduzione del sistema di tracciabilità del prodotto ed un primo serio contrasto alla illegalità dilagante peraltro, e non solo per i (veri) fiumi di vino versati.
Il problema della contraffazione in Cina è una piaga costante ed ancora impressionante, non solo nel settore viti vinicolo ed alimentare, ma in tutti i comparti produttivi e commerciali.
La scelta è vasta e varia, lasciando ben poco spazio alla immaginazione ampiamente sorpassata, purtroppo, dalla realtà: si va' così dal vino falso puro e semplice, con tanto di rinforzino con...acqua, alla più semplice contraffazione materiale di marchi ed etichette, alla produzione illegale, al contrabbando per aggirare i forti dazi etc
Ma non poniamo limiti, purtroppo non alla Provvidenza in questo caso, notandosi anche una forma più raffinata e non illegale, anche se male utilizzata: il deposito dei marchi. E qui vale la pena, forse, di spendere due paroline da giurista, scusate...
In Cina, come in altri Paese specie dell'estremo Oriente, uno degli sport più diffusi è il c.d. "cannibalismo dei marchi". Nulla di alimentare anche se crea un danno immenso a quel settore. In pillole, ecco cosa accade: l'azienda "X" straniera, entra nel mercato interno cinese con un proprio distributore il quale, MOLTO gentilmente si offre di provvedere lui a tutto, pubblicità, commercializzazione, dogane, e quant'altro anche perché, lo sappiamo bene, la lingua è ostica, le norme tante ed incomprensibili, la burocrazia (incredibile ma vero) anche peggiore della nostra Italietta, e ce ne vuole...
Con la felicità del "pollo" nostrano il produttore italiano crede di essersi così tolto un bel peso. Peccato che se lo ritroverà, con gli interessi, appena il suo mercato avrà raggiunto una consistenza tale da permettere all'amico cinese di chiedergli - legalmente ed a ragione purtroppo - il pagamento salato per il marchio dell'azienda italiana, marchio da lui cinese registrato in Cina, però!
Ed il consumatore cinese brinda, ma con un vino che di italiano ha solo il nome, non certo il nettare... Meditiamo e brindiamo sì, ma con un buon vino veramente made in Italy!