Anna Maria Pellegrino (1) è una donna di charme spettacolare ed è anche un’ottima chef, una food blogger seguitissima e la presidentessa dell’Associazione italiana food blogger (AIFB), sempre elegante e misurata.
Averla vista in abito da lavoro, sotto la neve in un campo ad Amatrice (2) mi ha colpito molto, moltissimo, e così, in nome della nostra amicizia l’ho contattata, rubando alla sua lunga e faticosa giornata da volontaria qualche minuto per intervistarla (3).
Cosa ci fai ad Amatrice? Ieri ho visto nel tuo profilo FB delle foto della cucina da campo in cui operi con i tuoi colleghi della FIC, era tutto finito per terra, pentole, vettovaglie, per via delle scosse di terremoto.
Ti racconto: la FIC, Federazione Italiana Cuochi, fin dal primo terremoto di Amatrice, si è messa disposizione allestendo dei punti mensa e gestendoli in toto. Chef e cuochi hanno dato la disponibilità al coordinatore nazionale che poi ha provveduto a stilare un calendario regionale con turni e gruppo di lavoro.
A novembre mi hanno chiesto la disponibilità per gennaio e sono stati formati due gruppi da quattro persone per quattro giorni di lavoro, in perfetta sintonia con la Protezione Civile per il trasporto delle persone da Roma, punto di raccolta, al campo di Torrita, che serve non solo la popolazione locale e gli allevatori che non hanno voluto abbandonare i propri animali, ma anche i volontari e le forze dell'ordine operative sul luogo.
Il nostro gruppo di lavoro è formato da Claudio Crivellaro, Marco Salin, Nicola Andreetto e da me, della FIC Veneto.
Come è fatta la vostra giornata tipo ad Amatrice?
La giornata inizia presto, alle 8 bisogna già essere operativi con la falda allacciata ed i fuochi accesi. Di solito si redige il menu di pranzo e cena il giorno prima in modo da anticipare tutte quelle lavorazioni, la famosa linea, che consente poi le cotture: pulizia e taglio delle verdure, legatura delle carni, pulizia del pesce ed i dessert, che magari prevedono diversi step di lavorazione e magari dei tempi di riposo. Lo Chef del gruppo detta la linea e le mansioni da seguire. Alle 12 mangia la brigata ed un gruppo ristretto di volontari e poi si aprono le cucine: 12.30-14.30 circa. C'è chi si occupa del servizio e chi continua le lavorazioni necessarie alla preparazione della cena. Siamo arrivati a 300 pasti a pranzo e 190 a cena. Poi si pulisce e si dovrebbe riposare almeno un paio d'ore. Invece i primi due giorni abbiamo staccato mezz'ora ed i successivi neppure quella! E si ricomincia poi per la cena con pausa alle 18. Abbiamo servito naturalmente anche dopo gli orari: ai volontari che arrivavano intirizziti e bagnati dopo aver spalato la neve per ore non ti passava per la mente di dire di "la cucina è chiusa oppure mi devo riposare"!
Approfitta di FoodMoodMag e fai un appello al mondo italiano del food: ai produttori, ai tuoi colleghi, ai foodblogger e ai foodie, a noi food writer, che troppo spesso scriviamo solo di cose gastrofighette dimenticandoci che il cibo è anche questo, solidarietà, partecipazione, senso di comunità e senso civico.
Di cosa c’è bisogno ad Amatrice? Cosa possiamo fare?
Io sono rimasta impressionata dai costi necessari per fare in modo che tutto funzioni al meglio: la quantità di derrate che abbiamo lavorato e cotto, all'interno di una cucina professionale completa di forno, fuochi, frigo, aree di lavaggio e abbattitore che per funzionare necessità di un generatore da 70kw, la tensostruttura adibita a mensa che per essere riscaldata ha bisogno di 100 litri di gasolio al giorno. Gli spazzaneve ed i mezzi necessari a portare viveri e medicine alle persone bloccate nelle roulotte dalla neve. Moltiplica tutto ciò per i giorni e per tutte le aree colpite e che hanno bisogno di tutto! Si tratta di uno dispendio di energie ed economico davvero importante. La "macchina" della protezione civile é quella più adeguata per servire al meglio tutto e tutti: bisogna essere si disponibili ma anche formati per non essere d'intralcio agli altri volontari. Anche lavare le decine e decine di pentole che i cuochi sporcano durante una giornata di lavoro é importante e se mancassero le persone disponibili a farlo sarebbe un bel problema. Si può essere utili dalle piccole alle grandi cose, secondo la propria natura e disponibilità.
È fondamentale contattare quindi le organizzazioni che già operano sul territorio ed essere minimamente formati, anche a condividere sacchi a pelo e bagno, per intenderci: non è una vacanza, è mettersi a disposizione con umiltà e con un sorriso. E sarebbe bello che per i food writer e gli smanettoni del web facessero dei focus mirati, sui prodotti e sulle persone, come gli allevatori per esempio. Fra tre giorni non si parlerà più del terremoto e quando la neve sarà sciolta e rientrata l'emergenza verranno meno le luci delle telecamere ma non i disagi di chi ha perso tutto. Ieri a pranzo per esempio, verso le 14, è arrivata una famiglia e mentre li stavamo servendo si è sentita una forte scossa. La ragazzina che aveva in mano il vassoio si è messa a piangere, silenziosamente, ed io mi sono sentita terribilmente impotente. Bisogna parlarne e poi parlarne e poi parlarne ancora.
Ti abbraccio Anna Maria, ti vogliamo bene, ti pensiamo, vi pensiamo.
Sai qual è il mio motto: ad essere buoni c'è più gusto, ora più che mai. Un abbraccio forte anche a voi.