Sempre più spesso tra le iniziative fatte per coinvolgere i detenuti nella vita quotidiana fuori dai penitenziari, si annoverano risposte tangibili e concrete che li possano aiutare nella realizzazione dei loro desideri legati al mondo lavorativo. Tra gli ambiti che stanno riscuotendo sempre più successo ci sono quelli legati al cibo e all’artigianato. Danilo Pelliccia (1), lo chef di due locali di autentica cucina romana, i Du Cesari di Torino, del quale abbiamo già parlato il 20 dicembre 2022 QUI, e la recente apertura a Lissone, vicino a Monza di un locale gemello, è da sempre in prima linea, insieme ad altri colleghi per rendere visibili ed aiutare le donne detenute in carcere a reinserirsi nella società. Il vulcanico chef Danilo, in collaborazione con Luciana Delle Donne, imprenditrice di successo e creatrice di Made in Carcere (2), una realtà che permette alle detenute di Lecce di avere un lavoro artigianale retribuito, ha aperto un corner all’interno dei suoi ristoranti dove mette in vendita le creazioni delle ospiti della casa circondariale salentina. Di questo incontro virtuoso fa parte anche Micol Ferrara, giornalista e project manager che ha fatto nascere il progetto Inside/Out Shared Food dove il cibo funge da itinerario lungo tutta la penisola per porre l’attenzione su progetti inclusivi di assistenza relativi a situazioni difficili come quella delle donne detenute. Una rete di solidarietà che coinvolge tante proposte attraverso una raccolta fondi per i più bisognosi.
Aperto da poco più di tre mesi, in via Gramsci 44, il nuovo locale in Brianza sta ottenendo un successo travolgente al pari della sede torinese. Trovare una qualità di questo tipo non è facile, nemmeno nell’Urbe. Materie prime eccezionali, da un olio umbro a salumi e formaggi laziali indimenticabili, passando dal pepe con cui lo chef prepara una calcio e pepe da applauso, grazie ad una selezione accurata che va dal Vietnam, al Bangladesh: tutto è studiato per la gioia del palato. Ricette sapide, deliziose, originali che sono un inno alla tipicità della cucina romana che, come Giano Bifronte, sa essere al tempo stesso, patrizia e plebea, raffinata e ruspante. Oltre ai classici, carciofi alla giudia (3) e alla romana impeccabili nella loro bontà (per non parlare del magico quartetto delle paste, carbonara (4), amatriciana (5), grigia (6) e cacio e pepe) vi sono piatti della tradizione meno frequentati e varianti creative. Tra i primi possiamo annoverare la minestra di broccoli e arzilla (razza), anguilla, pajata, coratella. Tra i secondi una tartare di fassona con puntarelle, guanciale e pecorino, la tartufonara, una carbonara rivisitata con parmigiano e tartufo nero e una deliziosa trippa fritta. L’imbarazzo della scelta regna sovrano. E se non siete i personaggi del romanzo di Rabelais, Gargantua e Pantagruel, sarà difficile arrivare sino in fondo, anche se i dolci sono parimenti assai interessanti. La soluzione? Venite più volte in modo da poter assaggiare tutto o quasi. Una parola sui vini che sono una chicca, provenienti dalla Tognazza, la tenuta che fu del grande attore Ugo Tognazzi, famoso anche per essere un cuoco e gastronomo. Una cucina buona e che fa del bene, completa, per chi lo desideri, del nuovo corner di Made in Carcere a Lissone dal 28 febbraio. Noi non vediamo l’ora di tornare!
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