Food :: 28 nov 2016

Weingut Hotel Pacherhof

in alto adige gusto e salute abitano qui

A pochi chilometri da Bressanone, su una collina sovrastante la famosa Abbazia di Novacella, immerso nella romantica cornice dei propri vigneti, si trova il Weingut Hotel Pacherhof (1), una realtà unica in grado di soddisfare l’ospite più esigente alla ricerca di nuove emozioni per il proprio palato ed il proprio benessere.

In una combinazione irripetibile si trovano: l’Hotel 4 stelle, con centro wellness di altissimo livello, il Ristorante con specialità della cucina mediterranea e tradizionale tirolese, servite nelle antiche stufe. E, infine, il cuore pulsante di tutto: la cantina, ove le uve dei vigneti di famiglia vengono trasformate in autentici nettari, che farebbero sicuramente la felicità e l’invidia del dio Bacco.

Lasciata la vecchia statale della Pusteria, ci si inerpica per una vecchia strada poderale che si addentra tra i vigneti, che coprono l’intera collina, in un tripudio di colori che vanno dal giallo verde, al bruno rosso dei pampini. Si giunge, così, dopo pochi minuti, all’antico Maso Pacher, o meglio, al Pacherhof (il maso della famiglia Pacher).

Il regime giuridico del “maso chiuso” ha preservato l’integrità di questa proprietà agricola (una delle più antiche del Sud Tirolo), di cui si fa menzione in atti anteriori all’anno 1142, quando il Vescovo di Bressanone fondò, a poca distanza, più in basso nella valle, la storica Abbazia di Novacella. Da allora e sino al 1849, la famiglia Pacher ne fu la proprietaria: in quell’anno Maria, una delle quattro figlie dell’ultimo rappresentante della famiglia, si sposò con il viticoltore Josef Huber, portando in dote Maso e Vigneti.

I discendenti di Maria e Josef, sono gli attuali proprietari, che proseguono, con amore e dedizione, il cammino tracciato dai loro antenati.

Monica (2) ed il marito Michael seguono il Ristorante e l’Hotel, Andreas (3), esperto viticoltore ed enologo di fama, si occupa dei vini e dei vigneti, mentre le altre due sorelle seguono: una il wellness, con particolare attenzione per la disciplina dell'osteopatia, e l’altra, architetto, cura la progettazione e l’ambientazione dei locali e delle nuove espansioni.

Da sempre una delle mete preferite per i Törggelen, le tradizionali scampagnate autunnali in occasione della prima svinatura, Pacherhof, negli anni, ha ampliato i propri spazi e la capacità ricettiva, divenendo uno splendido Hotel 4 stelle, uno tra i più rinomati ed affascinanti dei 29 hotel selezionati dal circuito Vinum Hotels SüdTirol.

Alle antiche stanze, ubicate nell’edificio originario sotto la tutela delle Belle Arti, ove fa bella mostra di sé la placca della Provincia che ne attesta le origini e la continuità storica ed il cui diploma è orgogliosamente esposto all’ingresso tra le memorabilia di famiglia, è stata aggiunta una nuova ala, dalle ampie e luminosissime vetrate, con grande zona wellness & relax, dotata di piscina interna ed esterna (4), con acqua riscaldata, saune e trattamenti di salute e bellezza (5), per un totale di 22 tra camere e suites, tutte arredate in modo diverso, l’una dall’altra, con stile e raffinatezza.

La normativa locale impone che eventuali addizioni ed espansioni di edifici storici venga fatta in stile contemporaneo per tenere ben distinti l’edificio originale dal nuovo. Nel nostro caso il risultato è stato ineccepibile e, così, senza soluzione di continuità, si passa dalle quattro tradizionali stube in legno (di cui una è tra le più antiche esistenti) alla moderna sala da pranzo per gli ospiti ed alle nuove suites, sapientemente inserite nel contesto storico e paesaggistico del complesso originario.

Mi fa da guida il marito di Monika, Michael, ormai anch’egli un Pacher, che con orgoglio mi mostra ogni angolo della proprietà.

“Il nostro punto di maggior vanto” - mi dice - “è rappresentato dal fatto di aver saputo fondere in modo sapiente l’hotel, il ristorante (6), i vigneti e la cantina; i nostri ospiti si trovano in una vera e propria full immersion vitivinicola. I nostri menù sono studiati per valorizzare al meglio i nostri vini; la nostra cucina, anch’essa curata personalmente dalla famiglia, coniuga specialità classiche della tradizione Sud-tirolese con il meglio dei sapori Mediterranei, utilizzando aromi e verdure coltivate nel nostro orto. È pure possibile fare lunghe e rilassanti passeggiate tra i filari dei nostri vigneti, magari accompagnati da mio cognato Andreas, a cui far seguire una degustazione dei nostri vini nella vecchia cantina di casa, oppure rilassarsi sorseggiando un calice a bordo piscina ed ammirando la vallata sottostante”.

Già, i vini. A Pacherhof tutto è fatto in funzione di essi e tutto ruota intorno alla cantina, che, negli ultimi anni, grazie alla indiscussa capacità di Andreas, si è aggiudicata i più importanti riconoscimenti a livello internazionale.

La famiglia ha nelle vene il DNA del viticoltore sperimentatore ed innovatore, sin da quando Josef Huber, marito di Maria Pacher, decise di migliorare ed innovare la viticultura del maso. Vero pioniere della vitivinocultura della Valle Isarco, Josef intraprese numerosi viaggi in Europa alla ricerca e scoperta di vitigni che meglio si adattassero alle qualità del terreno della valle ed alla sua particolare morfologia.

Sperimentatore attento ed instancabile, identificò nel Sylvaner, Pinot Grigio e Gewürztraminer i vitigni ideali per essere coltivati lungo gli scoscesi pendii della Valle Isarco; fu lui, inoltre, ad impiantare i primi filari di Kerner.

Grazie alle particolari condizioni climatiche, con una forte escursione termica dal giorno alla notte, le uve bianche trovano la sede ideale per dare il meglio di sé, consentendo la produzione di vini limpidi ed armoniosi, leggermente fruttati, dalla peculiare e gradevole acidità. Ad esempio il Gewürztraminer, qui piuttosto secco, ha una sua particolare personalità che lo differenzia alquanto da quello della Bassa Atesina

Ai nostri giorni, il pronipote Andreas cura personalmente gli otto ettari della tenuta (ove vengono coltivate altrettante qualità di uve bianche) e la vinificazione, con risultati eccezionali, che gli sono valsi numerosi ed importanti riconoscimenti, tra gli altri quello di Alfiere del Territorio.

L’azienda produce, attualmente, una media di 80.000 bottiglie/anno, che viene venduta all’80% sul mercato nazionale ed esportata, per il resto, in Svizzera, Belgio, Danimarca e Stati Uniti.

Andreas ha volutamente rinunciato alla maturazione in Barrique dei propri vini, preferendo una maturazione in acciaio o, per un limitato periodo, in grandi botti di rovere o di acacia (7), al fine di preservare le caratteristiche tipiche dei suoi nettari, rinomati per la spiccata mineralità e le intense note fruttate. Accanto ai vini della tradizione della zona: Müller Thurgau, Sylvaner, Gruner Veltliner, Pinot grigio, Kerner, Riesling, Sylvaner Alte Reben, Gewürztraminer.

Da quest’anno è disponibile la Private Cuvée 2014, un assemblaggio, primo nella Storia di Pacherof, nato da una geniale intuizione di Andreas, che è riuscito a creare una sapiente combinazione di Riesling, Kerner e Sylvaner, rigorosamente raccolti, vinificati ed affinati, separatamente, prima di essere assemblati ed essere imbottigliati, per un ulteriore affinamento di 16 mesi, in modo da garantirne le straordinarie caratteristiche di aromaticità, freschezza, eleganza e piacevolezza al palato.

“Il 2015 è stata un’ottima annata” - dice Michael - “e, praticamente, abbiamo già venduto tutto il disponibile. Anche il 2016 si preannuncia sotto i migliori auspici, ovviamente l’ultima parola sta ad Andreas, ma i dubbi non sussistono”. Prima di lasciarci pongo a Michael una domanda volutamente provocatoria: “Avete mai considerato la possibilità di cedere il Maso e l’Azienda e ritirarvi a vita privata?”. Il modo con cui mi guarda non lascia adito a dubbi riguardo la risposta: “Il maso e la famiglia sono un tutt’uno! Ringraziando Iddio abbiamo i nostri figli a cui trasmettere il nostro patrimonio, rappresentato da una storia quasi millenaria, nelle loro vene scorre il sangue di coloro che nei secoli, con duro e pervicace lavoro, hanno dato vita a Pacherhof ed a ciò che esso rappresenta. Pensare solo di venderlo sarebbe considerato un sacrilegio” - ed aggiunge - “non faccia questa domanda a mia Moglie la sua risposta sarebbe certamente meno diplomatica!“.

Un ultimo prosit alla salute di Pacherhof e lascio questa piccola Shangri-La Tirolese: ci rivedremo presto; se non prima, a Primavera inoltrata, quando potremo verificare al palato la qualità della vendemmia 2016.

 

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