Sant’Antonio Abate in Sardegna significa devozione religiosa, spiritualità, socialità e buon cibo. Innanzitutto si assiste a grandi falò notturni, molto suggestivi, nelle piazze di molti borghi dell’isola e c’è la possibilità di degustare alcuni dolci della tradizione che vengono realizzati espressamente e unicamente in occasione di quella festa, accompagnati da bicchierini di vino davanti al caminetto.
In occasione della festa, il 17 gennaio, ci si riunisce davanti ai fuochi in onore del santo e si consumano alcuni dolci caratteristici, preparati con ingredienti di stagione: l’uva passa, la sapa, la frutta secca.
Tradizionalmente si dice che Sant’Antonio dia il via al Carnevale, che in realtà è una festa profana mobile e dipende in buona sostanza dall’inizio della quaresima e dalla Pasqua, la cui data varia di anno in anno. Però la vox populi lega l’inizio del Carnevale al Santo, indulgendo così a festeggiamenti molto allegri e chiassosi. Vero è che il Santo è legato al fuoco, al maiale, per cui si dice che in occasione del 17 gennaio tradizionalmente nelle case si macellassero i maiali domestici, e infine al vino, con cui ci si riscalda dal freddo e che si accompagna al consumo di cibi festivi, caratteristico di questa celebrazione. La leggenda è nota a tutti. Sant’Antonio è un Prometeo cristianizzato che va all’inferno per rubare il fuoco al diavolo e donarlo agli uomini, che ne erano privi, nella notte dei tempi. Per riuscire nella propria opera porta con sé un maialino, che vivacissimo getta lo scompiglio mentre il santo nasconde il fuoco in un bastone cavo, fatto con una canna di ferula. C’è chi dice che il maialino sia l’animale sacrificato e dato al diavolo per uscire dall’inferno, chi afferma che il maialino riuscì a scappare nonostante tutto. In occasione di sant’Antonio avviene anche la benedizione degli animali domestici in diverse contrade.
Veniamo ai dolci. A Laconi (OR) la Pasticceria Fulghesu da decenni produce uno speciale pane di sapa, di mosto d’uva lungamente cotto, aromatico e gustoso. Come decorazione un ramo di alloro, omaggio al santo e beneaugurale per la rinascita della natura, dopo i rigori e il buio invernale.
A Cagliari Stefano Pibi, patron del panificio Pbread ha composto un piccolo capolavoro, un pan’e saba di grande bellezza che richiama i dolci di un tempo, quando le donne trascorrevano l’intera giornata a decorare i pani con mandorle e confettini colorati.
In Barbagia trionfa il Pistiddu, dolce elaborato che richiede un’ottima manualità e si dona in occasione di Sant’Antonio. Alla Locanda Sa corte di Oliena (NU) gli ingredienti comprendono miele, vincotto, zucchero, acqua, semola e buccia di arancia. Il composto di cuoce per circa 50 minuti, e poi si versa su piattini umidi e si lascia raffreddare. Quando si stacca facilmente dal piattino è pronto per essere posto tra due sfoglie di pasta lievitata di semola di grano duro, la cui superficie superiore viene decorata a piacere, con motivi di carattere religioso, grappoli d’uva, foglie, fiori, decorazioni ornitomorfe, tutti motivi apotropaici e beneaugurali.
A Mamoiada (NU), una delle capitali del vino Cannonau, ormai destinazione di un turismo enogastronomico e culturale, lento e colto, viene realizzato il popassinu nigheddu, con uva passa (popassa), sapa, noci, farina e zucchero. La preparazione, ci spiega Sara Muggittu, blogger e animatrice culturale, è lunga e avviene almeno due settimane prima di Sant’Antonio. Dolce di colore scuro, da cui il nome nigheddu (dal latino niger, scuro) una volta cotto nel forno e lasciato raffreddare viene tagliato a forma di rombo, una forma caratteristica e beneaugurale, legata alla fertilità e dunque al risveglio della natura dopo le inclemenze invernali e le corti giorn