C’è un nuovo locale a Cagliari e si chiama Upper House di Simona Deschino. A pochi passi dal Tribunale cittadino, giusto di fronte alla stazione della metropolitana, in via Dante, il tradizionale salotto buono dei cagliaritani.
Gli interni sono una bomboniera in stile inglese, curatissimi (1), come è estremamente curata la cucina di Simona, food influencer, blogger, un passato da organizzatrice di corsi ed eventi, oggi chef patronesse di UH.
La mission è dedicarsi anima e corpo al fine dining, che allo stato attuale si traduce in un pranzo elegante, e poi ospitare e tenere corsi, eventi e creare tanti momenti golosi, come aperitivi e tè.
Mi reco all’inaugurazione e non rimango delusa.
Inizio con la Crema di baccalà alla vicentina con olive taggiasche (2), e a seguire la Tartare di Gamberi rossi di Mazara con coulis di burrata (3) all’olio di prezzemolo e germogli; entrambi giusti nella sapidità, nel gusto, nell’equilibrio dei diversi sapori. Ogni elemento è commestibile e studiato per amalgamarsi nei sapori con la composizione complessiva, in un gioco di rimandi intellettuale ma anche molto sensuale.
Si fa largo la Terrina di sgombro con scalogno glassato al Cannonau e more, budino di bufala con crema di basilico e cialde di pomodorino; piatto complesso, da assaporare con voluttà.
Mi convince moltissimo la Vellutata di piselli con julienne di calamaro, crumble di civraxu, ricotta mustia e cialda fillo farcita (4), fine e saporita. Adoro gli accostamenti pesce più latticini, quindi mi trovo a mio completo agio.
Come primo piatto arrivano i Culurgiones al nero di seppia ripieni di gamberi rossi di Mazara, il loro elisir, granella di nocciole tostate e agrumi. I classici culurgiones d’Ogliastra ormai vengono anche giustamente rivisitati/presentati in molti modi, perché la tradizione non è venerare le ceneri ma tener viva una fiamma. In una regione come la Sardegna la farcia a base di prodotti di mare è sempre graditissima. Ottimi.
Mi fermo qui ma vedo che ai tavoli vicini vengono serviti un secondo, un superbo Filetto di salmone, e alcuni dolci trompe-l'œil, tra cui due dessert profumati rispettivamente appunto al mandarino (5) e al limone.
Una inaugurazione superba a cui speriamo seguano tanti altri momenti di fine dining, un segmento che prima del Covid era in forte crescita e che ci auguriamo dia soddisfazioni nonostante questo momento storico non felicissimo (per usare un eufemismo). Ad maiora dunque.
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