Se la Storia insegna spesso qualcosa, uno dei suoi maggiori indiscussi precetti è proprio questo: le leggi le scrivono sempre i vincitori, specie dopo una guerra quale quella che l’uomo ha da secoli ingaggiato contro il pianeta e le sue creature. Ci piaccia o meno, questo è il punto e non serve forse il genio di un novello Einstein per comprendere la nuova legge della “relatività giuridica”, né un redivivo Lombroso per tratteggiare i contorni del criminale che è in molti uomini.
Vediamo i fatti: un orso (1) è, per sua natura, un animale potenzialmente pericoloso e comunque non un cagnolino domestico, vive a casa sua e cioè in un suo territorio “casualmente” da millenni prima di noi e lo difende specie in presenza dei suoi piccoli (come dovrebbe fare anche l’uomo, almeno quando non è intento ad altro e dimentica i suoi bimbi a morire in auto…).
Questo è il punto di partenza della questione. Ché poi ci sia chi si spinge a fare passeggiate a casa sua e lo infastidisce, magari anche senza volerlo, è altra cosa. Così come, ad esempio, il sempre maggior numero di turisti idioti che ogni anno scendono negli zoo safari per fotografare la leonessa con i suoi piccoli (ma hai visto, come sono carucci?!) divenendone il suo (meritato) spuntino…
“Secondo l’ultimo «Rapporto orso» — realizzato dalla Provincia autonoma di Trento— nel 2016 sono state inoltrate 185 denunce di presunti danni provocati da orsi con 136 richieste d’indennizzo (di cui 124 accolte). In totale sono stati liquidati oltre 73 mila euro «per danni da orso bruno» così suddivisi: quasi 31.500 euro "per patrimoni apistici", poco meno di 21.800 per "patrimoni agricoli" e circa 20 mila per "patrimoni zootecnici" (Vedi: Corriere della Sera On Line 14,7, 2017).
Qui sorgono spontanee due considerazioni, magari solo malevoli (ma come non ricordare il famoso adagio di Andreotti? - "A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca"): per caso e dico solo per caso, la presenza di un risarcimento economico potrebbe moltiplicare le denunce anche false? E ancora, in presenza di quelle vere, quale è il comportamento giuridicamente corretto? Il protocollo (ovviamente redatto dal vincitore e cioè dall’uomo) contempla infatti prima la valutazione del comportamento animale e poi le sanzioni giuridiche connesse fino all’abbattimento, appunto.
Ma la valutazione, oltre che le leggi, le effettua proprio l’uomo. La domanda allora è non tanto se si poteva ma se si doveva farlo? E ancor prima se il legislatore (uomo) ha o meno il suo diritto (solo acquisito) di sostituirsi al Diritto (naturale)? Se come sembra almeno da chi persegue questa tesi, ciò è dato per ovvio e assodato, non meravigliamoci poi né del disgelo delle calotte polari, né dell’inquinamento, né dello stato pietoso dei nostri mari.
Non serve essere né animalisti, né ecologisti a oltranza, ma necessita il buon senso, pena lasciare in eredità ai nostri figli un bellissimo mondo fatto di scorie, di acidi pestiferi e di cibi contraffatti. Tutti contenti però, senza attacchi da parte degli orsi o di altri animali feroci: tanto (escluso l’uomo) non ce ne saranno più altri (2)…