San Vero Milis (1) è un borgo piacevole da visitare, con le sue case a un piano in trachite e mattoni di argilla cruda cotta al sole, detti ladiri, le sue belle chiese, circondato da campi dove si produce riso e agrumi, gli aranceti di Milis e dintorni sono stati celebrati dai viaggiatori stranieri sin dal Settecento. Qui, accanto alla splendida chiesa barocca di Santa Sofia, in una piccola piazza, sorge Somu (2), un ristorante di alta gamma che dialoga con le produzioni del territorio, ma pensando in grande. Ci accoglie lo chef, Salvatore Camedda, cosi giovane e già con le idee molto chiare. Il locale ha una trentina di coperti, con un piccolo giardino interno fresco, che si riempie nelle cene estive Somu ha aperto da pochi mesi ma si è già fatto una solida fama tra i gourmet locali e i turisti enogastronomici.
Il locale propone due menu degustazione, di terra e di mare, Camedda è di Cabras e conosce bene anche il pescato, la bottarga e i molluschi, ma risiede in un territorio vocato all’agricoltura, e adopera tutte le eccellenze che l’oristanese gli offre. Il pane e le paste sono fatte in casa, a parte il carasau che è di Sardo Sole. Ho accompagnato il pasto con due amici sicuri, l’Aromatico di Su Entu e il Karmis di Contini. Vini del territorio, che sprigionano i sentori del mare, della macchia mediterranea e della terra di Sardegna, inconfondibili.
Scelgo di cominciare con una tritata di manzo (3), con salsa all’uovo speziata e tartufo estivo di Laconi, poi proseguo con la pasta (4), ovviamente fatta da lui, tagliolini verdi, con l’accompagnamento di ragù di galletto, salsa di carote e sapa. Assaggio anche gli spaghetti freddi ai frutti di mare e al curry: perfetti ed equilibrati. Come secondo degusto un morbido petto di faraona con crema di pastinaca e succo di rapa rossa, succulento (5).
I dolci a volte potrebbero essere un pò il tallone di Achille, troppo classici o troppo sperimentali… qui sono invece stuzzicanti e creativi e sicuramente non banali; chiedo delle mini porzioni per poterne avere una visione completa. Il dolce spesso, insieme al piatto di apertura, che dà il calcio di inizio dell’esperienza culinaria, è ciò che ci rimane più impresso di una food experience appunto. Deve avere carattere, non essere stucchevole, e lasciare il palato soddisfatto. Così è stato. Segnalo ad esempio la Bavarese alle mandorle (6), crema di peperone e sorbetto di mandorle affumicate, il Cioccolato bianco con confettura di pomodoro (7), olive e sorbetto al basilico, o ancora il Semifreddo all’olio di lavanda, pesche e lamponi o infine il gelato al caffè con mousse di cioccolato fondente e aglio nero.
Vale la pena fare una piccola deviazione dalla strada maestra sarda, la SS 131, verso San Vero Milis, 5 minuti di percorso appena dalla strada statale, per appagare i sensi e scoprire un altro degli ormai numerosi ristoranti sardi che hanno decisamente virato verso una cucina pienamente contemporanea, studiata e raffinata, che tuttavia pesca a piene mani dai prodotti tipici e della tradizione, mescolandoli sapientemente ad alcuni prodotti stilosi, come lemongrass, curry, avocado, eccetera. Anche le cotture sono alleggerite e delicate, per un senso di pienezza senza appesantimento.
Dopo pranzo, a quindici minuti di macchina dal San Vero Milis, si può fare un passo ad Oristano, con le sue vestigia che ricordano il brillante passato giudicale medievale, come Regno di Arborea: notevoli i bei monumenti, le chiese, tra cui la Cattedrale, e infine le eleganti botteghe, dove comprare oggetti legati alla Sartiglia e al Carnevale, come la bottarga, il caviale sardo, i famosi mostaccioli, biscotti assolutamente da provare, oggetti in pelle, in tessuto, in filigrana e molto altro ancora.