In quest'epoca cross pandemica, soprattutto nelle regioni in zona rossa, ci è impedito di andare al ristorante e l’unico modo per poter provare nuovi gustosi locali è il delivery. In tempi bui per la ristorazione la fiammella dei coraggiosi ristoratori che continuano o addirittura inaugurano nuove attività è certamente encomiabile. Ciò è avvenuto per Ramen Shifu, in Via Fabio Filzi 10 a Milano, in zona Stazione Centrale. Seconda insegna italiana, dopo quella di Napoli, di un marchio nato nel 2017 a Madrid e subito coronato da un grande successo. Rifacendosi al concetto di “Taverna” giapponese, offre nuove interpretazioni di questo piatto tipico, il ramen appunto, pressoché millenario. Filosofia portata avanti dai due fondatori, Jay Lin, giovane imprenditore cinese socio di vari format quali Fushio e Wok’In ed Emanuele Fragella, che ha lasciato una carriera nel mondo farmaceutico per dedicarsi completamente alla sua passione per la cucina (1 - 2). Ma veniamo a descrivere i ramen. La preparazione del brodo con ossa di maiale si basa sulla ricetta della regione di Hakata con sei ore di cottura e servito con tagliolini sottili freschi (3 - 4). Nell’ampio menu troviamo il Tonkotsu, lo Shoyu tipico di Tokyo, il Miso di Sapporo fino a ricette di ramen più innovative come il Fried Chicken, l’Ebi Tempura o il Beef Curry. Particolare attenzione è posta ai piatti Spicy con la possibilità di personalizzare il grado di piccantezza da 1 a 5. Non manca un menu vegano per gli amanti del genere. I Gyoza, ravioli tradizionali da street food e piatti a base di riso completano l’offerta. Noi abbiamo assaggiato il Tonkotsu, quello vegano e i ravioli. Ciò che si rileva immediatamente è la grandissima qualità del brodo e dei tagliolini per un'esperienza che si avvicina molto a quella che si potrebbe godere nella capitale giapponese. Ottimi anche i Gyoza, ripieni di carne di maiale, e con un brodo anche qui di notevole livello (5 - 6). Un modo gustoso di avvicinarsi ad una delle innumerevoli sfaccettature dell’autentica cucina nipponica, ormai un vero must al palato in tutto il mondo.
In fondo già in compianto Gualtiero Marchesi fu tra i primi a cogliere l'indubbio valore dell'arte ai fornelli made in Japan: I giapponesi sono imbattibili "nella scelta delle carni, del taglio, delle presentazioni essenziali" da non aver bisogno di "far finta" di essere creativi, sosteneva il Maestro.
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