Ritorna a Firenze, assente ormai da un anno, il maestro chef siciliano Peppe Barone (1), autodidatta di lusso con spunti scolastici che pure si confrontano con le tradizioni popolari di una terra tanto ricca di storia, arte, cultura quanto di vino, materie prime e cucina di eccellenza.
Il patron presente ad Italy nel mese di aprile è il maestro del ristorante "Fattoria delle Torri" di Modica, oggi nel capoluogo toscano ove e’ possibile pranzare e cenare à la carte per scoprire gli autentici sapori di Sicilia.
Lo incontriamo già sulla porta, signorile elegante e cortese come solo i veri siciliani sanno essere. Disponibile ad ogni curiosità, ci narra subito della sua passione per le strutture semplici, la regola del tre, ossia non più di 3 ingredienti in un piatto. O anche della sua ricerca che ha ripercorso e, perché no, rivisitato le antiche memorie di una cultura classica anche culinaria spesso dimenticata e sempre legata alla storia della sua bella Isola, così ad esempio il Manuale di Gastrosofia gastronomica di Enrico di Salaparuta.
I veri protagonisti della storia della Fattoria delle Torri sono stati i contadini, i pescatori, i casari, Sarina la raccoglitrice di capperi, massaro Abbate con le sue fave, Campisi con i suoi calamari, Menu Salemi con i pesci azzurri che pare riflettessero il cielo, gli asparagiari Costa, i fratelli Caruso con i pani fragranti, e tanti ma tanti altri.
Lo Chef propone una cucina di mare, ma non solo… Ci ricorda che in Sicilia abbondano anche le ottime verdure dell’altopiano, le erbe spontanee, il miele, i formaggi ecc..tutti "strumenti" fondamentali nel concerto della sua cucina.
A Eataly, Barone ci solletica con le portate del menù degustazione: iniziamo con un “Gazpacho con sgombro marinato” (2) in cui la freschezza del pomodoro a crudo si esalta scambievolmente nel dialogo con il pesce che non sovrasta ma “arpeggia” con delicatezza. Il primo di Tagliolini (3) conferma poi lo stupore che ci ha anticipato l’entrée. Infatti, l’insidia di una bottarga che potrebbe aggredire il palato, viene invece sapientemente domata da questo direttore d’orchestra con una spruzzata di agrumi, arancio e limone. Continuando nel "crescendo rossiniano", giunge la "Ricciola con caponatina barocca" (4). Un quadro da gustare con gli occhi, prima ancora che con il palato, alla infine però vincitore della contesa. Ed allora, ma non vogliamo troppo abbondare nelle lodi realmente meritate, ecco sopraggiungere il “largo finale”. Il "Biancomangiare di mandorla e crema di limone" (5), omaggio a due ingredienti principi di una terra regina come la Sicilia. Il tutto accompagnato da un Murgo Brut (6) Metodo classico del 2014 di Nerello Mascalese, della Tenuta San Michele (CT). Gradevolissimo. Come tutta la cena.