Che ci si schieri pro o contro l'attuale atteggiamento del governo italiano nel "contenzioso" aperto con l'Unione Europea, una cosa è certa: il futuro dell'agricoltura italiana è ad un bivio, come mai in passato (1 - 2).
E ciò non tanto e solo perché ovviamente la ricaduta politica, giuridica ed economica della normativa intra comunitaria mai come oggi rischia di porci in difficoltà se non in ginocchio, quanto anche per la cattiva gestione che noi stessi per primi ne abbiamo fino ad oggi fatta (intendo della normativa, non dell’agricoltura…).
Un esempio? I Piani di sviluppo rurale. Rischiano infatti di tornare nelle casse di Bruxelles finanziamenti europei per lo sviluppo rurale in grado di attivare finanziamenti pubblici per 120 milioni di euro. E’ la Coldiretti (3) a lanciare l’allarme sulla base del monitoraggio realizzato sui dati del Ministero delle Politiche Agricole, dal quale si evidenzia la necessità di un deciso colpo di acceleratore nell’attuazione dei programmi. "Le Regioni Puglia, Abruzzo, Liguria, Marche e Friuli Venezia Giulia" – sottolinea la Coldiretti – "rischiano infatti di perdere parte delle risorse impegnate per il 2015 secondo la regola dell’N+3 e cioè l’obbligo di spendere entro tre anni dall’anno previsto d’impegno".
"Si tratta" – spiega ancora Coldiretti – "di finanziamenti per misure finalizzate tra l’altro all’ammodernamento delle imprese agricole, ai progetti di filiera, al biologico, alla difesa della biodiversità, alla forestazione e all’insediamento dei giovani agricoltori contenuti nei piani di sviluppo rurale (Psr). Dallo stato di attuazione dei Psr aggiornato al 31 ottobre emerge che la spesa relativa alla programmazione 2014-2020 è stata pari in media solo al 23% del totale con in testa – riferisce la Coldiretti – la Provincia di Bolzano (51%), il Veneto con il 39% come la Provincia di Trento e a seguire la Calabria che con il 30% è prima al Sud tallonata dalla Sardegna con un livello di spesa del 29%, il Piemonte (26%) come l’Umbria, la Toscana (25%) come l’Emilia, il Molise (24%), la Valle d’Aosta (23%) come la Sicilia, la Lombardia (20%), il Lazio (19%), la Campania (18%) e la Basilicata (17%)".
“Così come è non va. Bisogna evitare di ridare i soldi a Bruxelles” - afferma il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini nel criticare l’attuale architettura dello Sviluppo rurale. “Il nostro Paese non è credibile se chiede altri soldi e poi non li spende”. Con misure nazionali – precisa – sarebbe possibile con la nuova programmazione dirottare sulle regioni virtuose i soldi non spesi.
C’è chi ritiene importante, nell’immediato, velocizzare l’iter istruttorio di pagamento delle tante domande presentate dagli agricoltori sui Bandi del PSR regionali e monitorare costantemente lo stato di attuazione delle politiche di Sviluppo rurale al fine di sostenere le attività delle aziende agricole per evitare che le preziose risorse europee non utilizzate dalle nostre regioni tornino nelle casse di Bruxelles.
Verrebbe da domandarsi se sia utile iniziare una “guerra” contro l’Europa senza adeguate garanzie di riuscita, ma viene anche da chiedersi perché (come ricorda un editoriale del Corriere della Sera (19,11,18) altri Paese, Francia e Germania ad esempio, abbiano già in passato per molti anni sforato il rapporto di indebitamento senza suscitare tanti clamori. Le ragioni sono molte e non è questa la sede di analisi, tuttavia non possiamo dimenticare le nostre indubbie responsabilità dirette e cioè che ogni nostra azione in Europa (o contro l’Europa) - compreso il mancato utilizzo dei fondi, o peggio le truffe - non potrà non generare reazioni uguali e contrarie. Meditiamo gente meditiamo ed ancor più non sperperiamo le risorse economiche, statali od europee che siano. Sarebbe un delitto contro l’agricoltura (4), la ragione ed il buon senso!