Una regione prolifica, il Veneto, un artigiano atipico, Tiziano Paulon (1), nome d'arte Titanius. Classe 64, questo imprenditore del nord est (2), fonda nel 2013 la Venice Gallery, impresa affascinante che produce, o meglio, crea utensili per la cucina e per la casa. Oggetti quasi onirici, in in bilico tra attrezzi e opere d'arte, che lo collocano a pieno titolo nel territorio di quel nuovo design italiano, plurilinguistico e comunicativo. Oggetti iconici, leggeri, dalla forte carica seduttiva, lui li chiama "gioielli da cucina". Ancora… emozionali, perché parlano a tutti i sensi, senza mai prescindere dall'alto contenuto tecnologico e innovativo, reale valore aggiunto. Fascino delle forme, certo ma soprattutto sicurezza per gesti quotidiani. Ecco che l'estroso Paulon (3) brevetta e inventa, tra gli altri, il prototipo di "Safeknife" (4): un utensile da taglio ad alta tecnologia applicata. "Si tratta di un prodotto in acciaio chirurgico - spiega l’inventore/imprenditore - "monoblocco (privo di saldature e rivettature), igienico (elettrolucidato), leggerissimo, completo di fodero, estremamente sicuro (5 livelli di protezione della mano), semplice da utilizzare e di indubbio valore estetico. Tutto rigorosamente made in Nordest".
Con la sua società attualmente produce e vende oltre 180 articoli in acciaio per la cucina e l’ufficio, che definisce "oggetti del desiderio" (5 image: coltello mezzaluna - 6 image: tagliapizza).
Ritiene che un design accattivante conti di più dell'efficacia di un oggetto. O meglio come dividerebbe queste due qualità in percentuale?
La forma di un oggetto ben progettato deve seguire la funzione. Se parliamo di design, l’estetica fine a se stessa non serve a nessuno. Tutto può essere sintetizzato con la locuzione kalòs kai agathòs, cioè "bello e buono" principio che coinvolge dunque le sfere estetica ed etica (ciò che è bello deve necessariamente essere buono e viceversa). La bravura del designer sta nel togliere, nel semplificare in altre parole "Less is more".
Come si immagina il suo cliente ideale?
Culturalmente eclettico, curioso viaggiatore, amante delle cose belle e fatte bene. Persona amante dell’arte di vivere che preferisce circondarsi di armonia, purezza e semplicità, questo è il vero lusso secondo il Titianus. Per inciso... Titianus è l’artista con "in mano i pennelli". E, in più rispetto al Paulon, imprenditore industrioso del nord est, è geniale, trasgressivo, ironico.
E’ vero, come spesso indicato, che i suoi oggetti creano dipendenza?
Si, me lo sento dire spesso dai miei clienti. Una volta provato uno dei miei coltelli, non si ritorna più indietro, la precisione di taglio, la sicurezza garantita dall’impugnatura, la leggerezza, l’igiene, la lunga durata del tagliente non hanno eguali. “Il diavolo fa le pentole ed io i coltelli”.
Qual è l'oggetto - o la linea di oggetti - di cui va più orgoglioso?
Sicuramente è il coltello modello multiuso serie Safeknife. La mia carriera di imprenditore architetto designer è decollata grazie a questo progetto che a riscosso notevole successo di critica, fin dagli esordi con premi internazionali per il design applicato all’innovazione tecnologica. Il consenso del grande pubblico mi ha spinto poi ad ampliare la collezione con oltre 180 articoli, "gioielli da cucina" e non solo. Ma la mia migliore start up è comunque mio figlio Noe’ che quest’anno compie 5 anni.
C'è un oggetto che avrebbe voluto inventare?
Si, ci sono molti oggetti utili, funzioni, umili e spesso anonimi che avrei voluto inventare, tra i tanti cito: le mollette per il bucato, le graffette fermacarte, il velcro, la cerniera lampo. Tutte queste creazioni rispecchiano quanto detto nella mia prima risposta.
E quello che inventerà?
Prima o poi ritornerà alla mia vocazione primordiale “ Ars gratia artis” ossia fare arte solo per l'arte stessa escludendo ogni fine che non sia la pura e disinteressata bellezza. Quindi potrò realizzare alcuni progetti come "La macchina per gonfiare le nuvole" o "il trita bugie". Creazioni perfettamente inutili, ma divertenti, ironiche. Tutto questo in antitesi con la globalizzazione del design che per forza deve essere business. Ho smesso di fare arte per non scendere a compromessi nel dovermi svendere per sopravvivere. Un giorno mi son detto "se non si mangia con l’arte farò arte per mangiare" e, da li a poco, è iniziata l’avventura del design autoprodotto.