Focus On :: 27 apr 2016

Gabriella Chieffo

La quinta essenza del profumo

Ingegnere di fragranze immaginifiche ci conduce e ci seduce “alla ricerca del tempo perduto”. Profumi che si dipanano da Ragù, essenza gourmand, che stimola il viaggio a ritroso nella propria memoria fino all’ultimo nato, Maisia, che identifica la donna del riscatto, denuncia emblematica di tutte le ingiustizie femminili subite. Le sue creazioni sono po' ovunque nel mondo. Emblema, infatti, dell'Italia che piace all'estero, ci rende, tra l'altro, orgogliosi in Russia, dove l'export dei suoi "piccoli" miracoli creativi è particolarmente importante. Insomma, una donna di "fiuto" in tutti i sensi.

1 - Gabriella Chieffo (1), ingegnere, artista, imprenditrice, ci racconti lo spunto di partenza di questa affascinante impresa?

Premesso che sono sempre stata sensibile al fascino dei profumi, in passato mi occupavo di altro. Per molti anni, infatti, sono stata AD di una società quotata in borsa. Successivamente, complice anche la difficile congiuntura economica, decisi di dare una svolta alla mia vita e soprattutto alla mia creatività. Iniziai quindi il mio percorso nel magnifico mondo delle fragranze. Da brava ingegnere, studiai a lungo. E la mia passione, divenne finalmente anche il mio lavoro.

2 – Nel suo processo creativo, dove e come inizia il viaggio per un nuovo profumo?

La memoria con Collezione 14, il riscatto con Collezione 16. Ho ripensato, tra l'altro, a come si è evoluta negli anni la figura femminile, donna completa e complessa, che non si risparmia mai. Che, spesso, lavora di più di un uomo.

3 - Il mondo delle fragranze e un mondo di equilibri, naturali, ma anche chimici, da donna anche di scienza come vive questa delicata liaison?

In modo molto tranquillo. Penso, però, che ci siano troppi luoghi comuni sulla chimica. Spesso informazioni strumentalizzate. Paradossalmente, gli allergeni si trovano di più nelle sostanze naturali. Come quelli del limone, per esempio. E impensabile un profumo solo naturale. E comunque la chimica è un supporto e non sinonimo di cheap. Un contributo importante, la cui ricerca, ovviamente, deve essere condotta con valore e intelligenza.

4 - Tra le sue creazioni, quale più di altre stimola o evoca mondi o scenari introspettivi?

Francamente, preferirei parlarti della percezione degli altri. Detto questo, genero un profumo solo se lo sento nel profondo. Se ho qualche cosa da raccontare. Un approccio, come puoi vedere, lungi da essere meramente commerciale. A pelle, forse, ti direi Acquasala (2) e Hystera (3). Soprattutto per Hystera, ho visto persone piangere, e non in una sola occasione… Evidentemente è una fragranza in qualche modo “scatenante”, una sorta di elisir catartico.

5 - Due parole su una sua fragranza della collezione precedente, Ragù. Dal nome evocativo sinonimo di buona tavola, e delle certezze d'infanzia. Dove il matrimonio tra gusto e olfatto si fa più vicino?

Mi piaceva l’idea di un profumo riconducibile alla sfera food. Un modo per riprodurre all'esterno la complessa sfera sensoriale legata al rituale del cibo. Un insieme di sensazioni non facili da descrivere. Sensazioni evocate dalle gesta di una donna che rimane a lungo in cucina per un piatto che poi sarà consumato in pochi minuti. Ma ciò che conta è quello che rimane impresso nella nostra memoria. E il cibo si trasforma da nutrimento del corpo in quello dell’anima. Un attimo del nostro vissuto quotidiano che, in qualche modo, vivrà in noi per sempre. Questo concept si evince un po’ in tutta la Collezione 14, ma soprattutto in Ragù (4). In fondo è un approccio alla profumeria fisica, riconducibile fondamentalmente a una provocazione olfattiva. Uno stimolo alla curiosità per andare oltre.

6 - Nella contrattura dei mercati, il settore fragranze sembra essere una nicchia felice, la sua opinione?

Personalmente, credo che questo comparto tenga ancora bene. Certo, va considerato che io faccio profumeria di nicchia, un settore che difficilmente risente di sbalzi finanziari importanti. E comunque, il Made in Italy ha sempre una marcia in più. Sono tanti e prestigiosi i riconoscimenti che mi sono stati attribuiti, sopratutto all'estero, nel corso della mia carriera. Così come sono tanti i “nasi” stranieri che amano le mie creazioni. Penso all’America, a gran parte dell’Europa. Ma Soprattutto i Russi. Da sempre, infatti, il popolo del Cremlino sembra subire “piacevolmente” il fascino delle mie fragranze.

7 - Ora le novità, ci parli della sua ultima creazione presentata a Esxence a Milano?

Collezione 16 si apre con Maisia (5), "sia mai" in dialetto leccese, una donna con la quale è complicato starci ma impossibile non starci. Questa fragranza racconta di una donna che non è pedina del destino ma è lei stessa destino, facendosi portavoce e modello della complessità della figura femminile di oggi. Una donna dal forte link con la natura che brucia di passione (6). Penso alle foglie di fico e al bergamotto. Binomio di bellezza e conoscenza, viene, purtroppo, bruciata viva perché percepita come il diavolo. Ne scaturisce una fragranza fresca e calda insieme. Dove la femminilità è, giustamente, esaltata. Ancora… questa donna ha donato il suo cuore a un unico uomo, che, impassibile, la guarda morire tra la folla. Anche il packaging che racchiude questo “grido” di libertà, vuoi, di riconoscimento di un processo di emancipazione dovuto, è una scultura di ombre e di pieni che racconta un'assenza di materia che diventa un pieno di senso per tutte le donne il cui verbo è un’ombra che fa rumore. Questa collezione, infatti, nasce, traendo ispirazione da un evento di cronaca legato a Daesh, di una donna bruciata viva, perché accusata di stregoneria.

8 – Quali sono le spezie che usa di più?

Adoro tutto ciò che è speziato. In particolare il pepe nero, il ginger fresh, lo zenzero, il cardamomo. Nell’ultimo profumo volevo creare una nota di fuoco. Un insieme di spezie che contribuissero a dar vita a note speziate, un po' salate. Ma anche narciso e foglie di ginestra. Un bouquet complesso, come l’animo della creatura femminile che lo rappresenta.

9 – Ancora una domanda più “food oriented”, la filosofia del cibo inizia dal profumo... un profumo che ama in cucina?

La Pastiera fatta con i fiori d'arancio, i chiodi di garofano e il cardamomo.

 

 

 

 

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