Food :: 16 gen 2017

Eataly firenze

Focus su "La Torre One Fire" di Massa Lubrense

Non lontano dal Duomo, in via Martelli a Firenze, Eataly l’originale concept dell’ ”immaginifico” Farinetti, ogni mese ospita presso L’osteria di Sopra, una delle tante eccellenze della ristorazione nazionale, celebrando la straordinaria biodiversità italiana. Gennaio apre il nuovo anno con la Campania e le sue specialità rivisitare e interpretate dalla famiglia Mazzola (1 - nella foto insieme all'inviata la prima a Sx), direttamente dalla penisola Sorrentina. Il ristorante è ”La Torre One Fire" di Massa Lubrense (Piazza Annunziata, 7) - Slow Food e Bib Gourmand Michelin - che propone una cucina prevalentemente di pesce con ricette della sua tradizione, utilizzando pescato giornaliero, prodotti dell'orto e Presìdi Slow Food stagionali.

Ma andiamo per gradi… appena giunti all’osteria di Eataly, rimaniamo piacevolmente colpiti dal layout giovane e informale dell’Osteria di Sopra (2): l’arredo “gioca” con l’arte degli splendidi affreschi dei soffitti che ben si sposano alle lampade a sospensione “Fly” della Kartell. Coloratissime, richiamano grandi bolle di sapone. Un ambiente luminoso, pulito adatto a una clientela internazionale ma anche per uomini d’affari o giovani che, in pausa pranzo o a cena, cercano proposte di ricette tradizionali, curate e gustose. Come quelle del ristorante di Massa Lubrese, appunto.

Preso posto al tavolo, mi sento subito a casa: tutti i membri della famiglia Mazzola, in perfetto stile del “sud”, ci accolgono con un sorriso aperto. E soprattutto franco. Le figlie Amelia e Alessia si aggirano fra i tavoli, prodighe di attenzioni e cortesie come due impeccabili api operose, attente a tutto. E mamma e papà non sono da meno… Maria e Antonino, copia affiatata, lei chef e regina dell’alta ristorazione, solare, comunicativa, lui un maestro del ricevere.

L’ empatia è immediata: ci conquista la cordialità spontanea che va oltre il servizio rigoroso e l’indubbia cortesia che li caratterizza. E proprio Amelia indovina le nostre aspettative con la proposta di un Fiano decisamente gradevole al palato della fattoria La Rivolta, cantina del Beneventano (3). Elegante e con un leggero retrogusto minerale. Si inizia, quindi, con una imperdibile chicca “La montanara”, una pizzetta fritta, piatto tipico, per non dire storico, della cucina napoletana. Un must dello street food. Seguono "Carpaccio di carciofi con polpo" e degli straordinari "Paccheri di Gragnano con ragù di ricciola" (4). Non manca anche un assaggio di candele lunghe, spezzate rigorosamente a mano, con ragù di carne. E qui interviene, rubata alla cucina per alcuni minuti Maria (5), la “mamma” chef, vero concentrato di calore ed energia, che ci sottolinea “l’importanza della cottura molto lunga (almeno 8 ore) e slow del ragù, per ottenere un risultato delicato e per nulla pesante”.

Un’ambasciatrice della cucina campana, fiera di risvegliare la coscienza delle persone in merito alla ricchezza della sua regione, ci comunica emozioni, evocando ricordi e raccontandoci dell’esperienza - sempre con Eataly - “nella bellissima Istanbul, presso il grandioso Zorlu Center, quintessenza dello shopping di lusso e della ristorazione internazionale che conta”.

Arriviamo infine alla portata del "Baccalà Arrecanato con capperi di Salina, olive taggiasche e pomodorini" (6).

Si chiude con la regina delle delikatessen napoletane, la "Pastiera", accompagnata anche da un assaggio di "Caprese agli agrumi sorrentini" (7). In ogni ricetta si ritrovano sapori schietti e armoniosi: un approccio al cibo per nulla “turistico” (a Firenze poi…). Piatti essenziali che arrivano diretti al cuore gastronomico di chi li gusta. Una cucina per l’anima, perfettamente eseguita. Che mi ricorda, una volta di più, quanto sia fortunata a essere italiana.

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