Buongiorno Claudia, ti presento ai nostri lettori: sei una sarda felicemente trapiantata in Giappone. Credo che un po' tutti gli isolani condividano un certo esprit comune, l’essere creativi e l’essere perseveranti… in fondo inglesi, giapponesi e sardi un pò si assomigliano… hanno creato culture uniche, distintive, che parlano col mondo ma rimanendo sempre fortemente ancorati alla propria identità e cultura.
Parlando di te: tu vivi da molti anni in Giappone dove hai una rinomata scuola di cucina, e sei specializzata in pasta fresca.
Ti sei inventata una professione interessante, quella di pasta designer, vuoi spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta?
Claudia Casu: È molto semplice, in pratica disegno e realizzo nuovi formati di pasta di semola di grano duro: si tratta di lavorazioni semplici ma innovative, che realizzo avvalendomi di strumenti tradizionali oppure del solo uso delle mani. Tra le paste di mia invenzione, per esempio, ci sono i Boccioli di Rosa. Si tratta di una pasta origami (1), cioè realizzata letteralmente piegando in maniera complessa un foglio di sfoglia di sola semola, il quale racchiude un ripieno tradizionale sardo, quello dei culurgionis ogliastrini (2).
Alessandra: Mi piace molto il concept di pasta design, del resto la pasta è un manufatto sardo che veniva esportato sin dal XIV secolo nei maggiori porti italiani ed era rinomatissimo sino al XVIII secolo quando le trafile iniziarono a sostituire il lavoro a mano, in cui le donne sarde eccellevano, basta pensare a prodotti come su filindeu o alle lorighittas o anche alle caombas e crogoristas di Masullas… Hai, come abbiamo detto, una scuola di cucina sarda in Giappone, il Sardegna Cooking Studio. Di cosa si occupa? Quali sono i corsi che vanno per la maggiore e chi sono i tuoi clienti, fondamentalmente?
Claudia Casu (3): Il concept della mia scuola è, fondamentalmente, quello di aiutare i miei studenti a riavvicinarsi al cibo naturale, semplice e preparato a mano, concetti che sono alla base della cucina sarda. Se escludiamo la semola e l’olio d’oliva, ingredienti che faccio arrivare direttamente dall’Isola, il resto dei materiali utilizzati in classe è a km zero ed esclude categoricamente l’utilizzo di additivi o conservanti chimici.
Il mio target è decisamente trasversale: comprende il manager che vuole imparare a mangiare bene, piuttosto che la casalinga appassionata di pasta fresca, oppure Chef desiderosi di offrire nei propri ristoranti prodotti autentici della tradizione sarda.
Alessandra: Mi chiedo: quanta Sardegna c’è in Giappone? C'è interesse da parte dei giapponesi per la cultura gastronomica sarda? Da ciò che leggo mi pare di sì. Sai tempo fa ho conosciuto dei casari di Tokyo, che erano venuti in Sardegna per seguire un corso di caseificazione; ho un’amica che ospita spesso comitive giapponesi, amanti dell’archeologia e della cucina isolana e infine so di una seaderia che ha fatto notizia, aperta da un giapponese. Che mi dici?
Claudia Casu: Grazie al prezioso lavoro svolto precedentemente dagli importatori del Made in Italy, dagli operatori che promuovono le nostre ricchezze e da tutti coloro che si sono adoperati in questo senso, in Giappone la Sardegna vanta una discreta notorietà. Eccellenze gastronomiche, culturali e “curiosità” quali l’invidiabile longevità dei sardi sono raccontate continuamente anche da documentari trasmessi sulle maggiori reti televisive. La Sardegna ha fatto innamorare perdutamente molte persone, tra cui gli ideatori del famoso “Seadas Flower Caffè” di Tokyo. Un locale in cui si preparano seadas squisite, preparate completamente a mano e nel rispetto della lavorazione tradizionale. Da qualche mese, inoltre, offrono anche alcuni dolci sardi avvalendosi della mia consulenza.
Alessandra: La domanda finale, che non può mancare: quali sono i tuoi progetti per l’immediato futuro? Cosa bolle in pentola?
Claudia Casu: Tra i progetti in corso, dopo il successo riscontrato con i miei teli di cotone specifici per la pasta fresca, c’è la produzione di nuovi accessori e una piccola collana di libri con le mie ricette, sia tradizionali che creative, tradotte in giapponese e inglese.
Allora buon lavoro e… in bocca alla pasta anzi pasta in bocca!