L’autunno è iniziato molto dolcemente in Sardegna, con timide piogge, soffici nuvole e tanto gradevole sole. Quale migliore occasione per trascorrere un week end in campagna? L’itinerario che propongo parte da Ozieri, capitale storica del Logudono, nel sassarese, con la sua celebre fontana Grixoni (1) e il vecchio teatro De Candia (2) e le abitazioni storiche, quasi tutte dotate di “altane”, altane, loggette o terrazze coperte abbellite da colonne.
Appuntamento nel nascente agriturismo di Giuseppe Sanna, una lunga tradizione di allevamento, negli oltre 400 ettari del suo terreno, che ingloba domus de janas, nuraghi, tombe di giganti e alcuni ulivi millenari, veri e propri patrimoni viventi dell’Isola. Qui sta sorgendo una struttura ricettiva polifunzionale e proiettata verso il turismo rurale in tutte le sue declinazioni.
Ospitati di Giuseppe Sanna e della sua famiglia, a 10 minuti da Ozieri, abbiamo assistito ad una performance di musica delle piante con Andrea Pavinato e Nedda Bonini, una coppia che da molti anni partecipa a festival ed eventi green portando il proprio messaggio, semplice ma assai importante: le piante sono vive e comunicano.
Senza scomodare il neurobiologo Stefano Mancuso, sappiamo che esiste una vita segreta delle piante, che Nedda e Andrea sabato ci hanno fatto intravedere, attraverso una apparecchiatura elettronica collegata con due fili che terminano in due pinzette, collegate al vegetale di cui si vuole sentire la “voce”. Questa apparecchiatura traduce il movimento linfatico in suoni, anzi musiche, che interagiscono con gli strumenti musicali e le delicate pressioni manuali delle persone sui rami dell’esemplare erbaceo (3). In questo caso un olivastro di 1200 anni, sotto le cui chiome ospitali ci siamo seduti per due ore abbondanti, ascoltando il flauto traverso di Andrea dialogare con la voce della pianta.
La performance è stata organizzata dall’associazione Rural Heritage e, mi racconta Giovanni Antonio Sanna, uno degli animatori dell’associazione, ha lo scopo di “fare rete” per mettere a punto una formula di turismo rurale che valorizzi ciò che c’è a Ozieri e dintorni in modo sostenibile e innovativo.
Il giorno dopo lo shopping di greviera di Ozieri, un formaggio unico in Sardegna, che si produce da 150 anni, imparentato con il Gruyère, e di dolci sospiros e copulettas, abbiamo preso la strada che in mezz’ora conduce a Sant’Antioco di Bisarcio, mirabile esempio di romanico, chiesa eretta tra il XI e XIII secolo, per poi dirigersi nella vicina area del Goceano, attraverso una panoramica strada che costeggia freschissimi boschi secolari (come la foresta di Burgos) sino a Burgos (4) e al suo famoso castello, un fortino (burgus) medievale militare, circondato da diverse cinta murarie; saliti sino ai piedi della torre, il nostro sguardo domina la valle sottostante; fu dimora di diversi giudici sardi.
Ripresa l’autovettura ci dirigiamo decisamente a sud dove a circa 50 minuti di macchina, nella cittadina di Abbasanta, sorge un hotspot dell’alta cucina di Sardegna, il ristorante Su Carduleu dello chef Roberto Serra, dove vengono fatti degustare una serie di tesori regionali come i formaggi ovini e vaccini, le carni di capra, pecora, maiale e di bue rosso, cotte a bassa temperatura quindi morbide, succose e profumate (5 - 6). Uno dei piatti totemici della cucina di Serra è quello che chiama semplicemente “pane con l’uovo” (7) ma che è molto di più, e sprigiona i profumi dell’Isola attraverso le sue componenti, semplici e sapientemente accostate: un buon pane, un uovo genuino, della carne autenticamente locale, annaffiate da salsa di pomodoro verace.
Con questa food experience si concludono 36 ore di flânerie turistica nell’interno dell’Isola, pregustando il prossimo itinerario che mi porterà presto in Gallura, questa volta pied dans l'eau, per un evento enogastronomico che si preannuncia davvero unico e speciale.