Nella patria del buon cibo e dei motori, non si può non fare tappa alla trattoria "Il Fantino" in via Donzi 7, vicino all’Accademia. Si, proprio una trattoria, come quelle di una volta, simbolo per eccellenza della convivialità, della condivisione del piacere, dell'amicizia contagiosa e, naturalmente, di ghiottonerie autentiche.
Il territorio trionfa potente in ogni piatto: salumi eccellenti, ravioli di zucca, ragù bianco di coniglio (d’inverno classico alla modenese rigorosamente di porco e non “contaminato” dalla mucca come il bolognese) e… dulcis in fundo gli imperdibili gnocchi e tigelle (1).
Mauro Calzolari (2 - a sinistra), classe 69’ di vivace freschezza, accoglie tutti viandanti del gusto e non, con un buon umore e simpatia. Il mestiere di ristoratore ce l’ha nel sangue, forte anche di un Dna ereditato da genitori che da sempre, come lui, praticano quest’arte. “Grandi lavoratori che preparavano piatti anche per 400 persone” - afferma Calzolari.
Sapori veri, prodotti artigianali, forse meno attraenti esteticamente ma sicuramente simbolo di memoria, tradizione, identità.
“Ora come d’inverno proponiamo anche le costine cotte nel Lambrusco, un piatto icona modenese di cui andiamo particolarmente fieri” - continua sempre Calzolari. In generale, la carta cambia secondo le stagioni ma non troppo. E sempre secondo la tradizione modenese.
“Ricordo quando ero ragazzo, si mangiava lo zampone con il purè anche il 15 d’agosto. Nulla di strano, allora. Poi si andava nei campi a smaltire con il lavoro contadino”. Dichiara sempre il patron della Trattoria.
Materie prime stagionali e soprattutto km zero. “Capita che il nostro fornitore di porco arrivi in bicicletta; più naturale di così!”.
Pochi piatti ma fortemente ancorati alla struggente genuinità. Un luogo per star bene (3), per piaceri semplici. E di stile, quello dell’anima.