Si pensa al Veneto ed ecco che, parlando di Bacco, la mente corre veloce a veri modelli di eleganza dove non sono poche le denominazioni che si sono valorizzate nel tempo, guadagnando in spessore ed equilibrio.
Una regione di sperimentatori che, complici la fatica, la dedizione e la ferma passione, ha dato e continua a dare risultati eccellenti che ci rendono fieri nel mondo. Come succede coll'azienda Tedeschi (1), nome storico della zona, situata nel centro di Pedemonte, nel cuore della Valpolicella Classica che, dal remoto 1630, non ha mai smesso di migliorare metodi e tecniche (2), adottando i più innovativi sistemi di produzione e gestione dell’ambiente, per vini capaci, sorso dopo sorso, di regalare emozioni autentiche.
“Sostenere la ricerca in ambito vitivinicolo è un dovere nei confronti di chi apprezza il nostro vino e significa anche fare del bene al nostro territorio" - spiega Riccardo Tedeschi alla guida dell'azienda di famiglia con le sorelle Antonietta e Sabrina.
Rispetto per la materia prima e il terroir, la famiglia Tedeschi, oltre a produrre Valpolicella, Amarone e Recioto, ha saputo cogliere negli anni la generosità di questi suoli, scommettendo anche sul valore dei vitigni autoctoni, quali Corvina, Corvinone, Rondinella, senza dimenticare uve meno note ma fondamentali quali Oseleta, Dindarella, Negrara, Rossignola e Forselina.
Ma poiché "Nunc est bibendum" come diceva il buon Orazio, soffermiamoci ora su alcune delle punte di diamante che abbiamo potuto degustare al palato...
In primis e certamente per onor di fama, l'Amarone (3) della Valpolicella DOCG Marne 180. Singolare la scelta del nome “Marne 180” che richiama la tipologia di terreno sul quale sono stati piantati i vigneti (marne) e la loro esposizione da sud-ovest a sud-est espressa in gradi (180). Un vino quasi di nicchia, certamente di grande pregio nel DNA proprio per l'alta qualità delle uve e la cura minuziosa e pressoché artigianale in cantina. Gastronomico per eccellenza, si presenta rubino compatto con vaghi cenni ambrati, liberando profumi di fragranze fruttate dolci, come ribes, mirtillo e ciliegia. In bocca rende il sorso appagante, rotondo in un contesto tannico molto godibile. Interminabile. Si abbraccia naturalmente con piatti della tradizione a base di cani rosse: dal roast beef, al cotechino in crosta, passando dal brasato. Da provare anche con lo stinco di maiale, una ricetta che, abbinata ai tannini decisi, si esprime in tutta la sua pienezza.
Continuando con la parola ai vini, spicca per una freschezza oltremodo interessante all'olfatto il Capitel San Rocco Valpolicella Ripasso Doc Superiore (4). Il termine "Ripasso" si riferisce all'antica tecnica con cui è prodotto questo vino che consiste nella rifermentazione di una parte di vino Valpolicella, prodotto in Ottobre, su vinacce di Amarone e di Recioto. Un esemplare di rosso ottimo davvero, avvalorato da una splendida struttura e da un seducente ritorno fruttato. Di grade prospettiva e di buona persistenza. Da non mancare con i formaggi stagionati.
Infine, il Capitel Nicalò (in onore ad un antenato di famiglia Niccolò) fruttato e morbido, si distingue per la piacevole scorrevolezza che lo rende perfetto da tutto pasto. Anche qui incuriosisce la metodologia di produzione (5 - 6) che si avvale di una tecnica tradizionale del Veronese: l’appassimento delle uve. O meglio ancora la loro leggera disidratazione: le uve, poste in casse per circa un mese, infatti, perdono circa l’8-10% del loro peso, arricchendosi naturalmente di zuccheri, aumentando poi l’estratto secco, le ceneri e il colore del vino. Connubio tra intensità e raffinatezza, ha un buon corpo e pur dallo stile netto e lungi da tannini troppo spigolosi, ricerca una bevibilità molto amabile.