Un museo sì, ma che sia vivo e “abitato”. Un’iniziativa che serve a valorizzare la ricchezza del territorio e un mestiere tradizionale che tuttavia oggi si avvale della migliore tecnologia. È tutto questo, e anche di più, “La casa del pane” (1) che viene inaugurato il 27 maggio a Pompu (2), in provincia di Oristano, in via Regina Elena e che fungerà, da oggi in poi, da vero polo di attrazione per turisti, visitatori, studenti e appassionati di gastronomia, tradizioni, cultura in generale. L’approccio al museo - multimediale, fortemente evocativo della vita passata e presente della comunità del paese e del territorio in generale - non mancherà di entusiasmare. Sì, perché la Casa, composta da quattro camere con bagno zona-colazione, sarà una vera e propria abitazione, sempre viva, in fermento e in movimento e unirà le caratteristiche culturali e didattiche che sono prerogativa di ogni museo a quelle calde, “familiari” e personalizzate tipiche invece di ogni piccola comunità. La filiera della produzione del prezioso alimento, insomma, viene esaminata, articolata, presentata in tutti i suoi aspetti; perché il pane non è semplicemente un particolare tipo di cibo, ma rappresenta un grande aggregatore di antichi saperi e di moderne relazioni.
Per la promozione turistica e territoriale sono oramai consapevolmente utilizzate anche in Sardegna le potenzialità della cultura contadina e artigianale; è evidente come, grazie alle video installazioni e al racconto della tradizione, possa risultare affascinante conoscere nei dettagli il processo del “fare il pane” tanto di ieri, quanto di oggi. Il visitatore, attraversando le stanze della Casa, percorrerà le diverse fasi del processo produttivo che vanno dalla macinatura alla setacciatura, dalla panificazione, alla conservazione per giungere fino alle tecniche di oggi.
Nel panorama dei musei etnografici della Sardegna e dedicati alle tradizioni alimentari e gastronomiche, il museo è destinato a diventare un “unicum”; nasce da un progetto cui hanno partecipato diverse persone, e di diverse competenze: si va dall’architetto Olindo Merone a Giuseppina Scorrano, Agostino Piano, Ilenia Cilloco, Alessandra Guigoni, quest’ultima antropologa, che compongono il Comitato scientifico. Il Comune ha contribuito acquistando una parte della collezione di oggetti, così come la Regione Autonoma della Sardegna (3) e l’Unione dei Comuni Parte Montis (4).
Anche il sindaco di Pompu, Marco Atzei, è entusiasta del progetto. Così ne parla nel libro dedicato al museo, che sta per essere pubblicato: “L’idea risale al 2003. Volevamo valorizzare e rilanciare qualche prodotto tipico del paese, allora una buona percentuale di pompesi facevano il pane in casa. L’altra idea che ci venne in mente sin dal principio era fare dei corsi, degli incontri, con le istituzioni, allora con L’Ersat oggi Laore, con l’Università di Sassari, per accrescere la consapevolezza a livello locale, sull’arte e le tecniche della panificazione... si pensava di promuovere cosi anche l’imprenditorialità locale”.
Due i livelli del percorso fruibili: il primo, collettivo, è composto da macro-installazioni interattive che occupano il centro della scena introducendo il tema generale cui la stanza è dedicata; il secondo, gestibile in maniera autonoma e personale grazie a un tablet touch screen inserito in una bisaccia da contadino che ogni visitatore riceve in dotazione all’ingresso della Casa, riguarda i singoli oggetti esposti lungo le pareti o appoggiati sui mobili.
Infine, il programma che inaugura l’avventura:
domenica 27 maggio alle 17, l’introduzione del Sindaco Marco Atzei, la presentazione dell’architetto Olindo Merone e quella del Comitato Scientifico;
Alle 17,45 inizia la visita guidata agli ambienti della Casa, con la dimostrazione del ciclo del pane alle 18,45; e l’infornata dei pani tipici di Pompu alle 19.
Per finire, ça va sans dire, a partire dalle 20, la degustazione di pani e pietanze tipiche accompagnati da prodotti tipici e vini locali a cura dell'Accademia Casa Puddu.
Una visita a una Casa, così non può che chiudersi spezzando e poi assaporando il più fragrante ed essenziale dei cibi nostrani.