“Aiutati che Dio ti aiuta”, non potrei pensare a un attacco diverso per questo racconto che ha come protagonista un giovane vigneron Julian Reneaud (1) di cui abbiamo già trattato il 20 settembre 2021 QUI. Ebbene, torniamo su di lui e sulla sua sfidante e interessante impresa vitivinicola proprio per seguire da vicino, passo dopo passo, un percorso in essere che, dopo alcuni anni (il primo pensiero "stupendo" nel 2016 e la prima vendemmia nel 2020), pare aver trovato la quadra giusta per diventare di successo, complici conoscenza, terroir ideale, alleati perfetti e tanta tanta passione mista a dedizione.
Due parole in breve. Siamo a Riparbella nel pisano, antico borgo di origine medioevale, lontano dalle rotte del turismo enogastronomico.
Sangiovese, Ciliegiolo, Merlot e poi, Vermentino, Canaiolo Bianco e Petit Manseng sono le tessere che compongono il mosaico della Maison Colline Albelle che punta a comporre nel tempo una gamma di vini accurati, emozionanti e autentici. E qui entra in gioco Julian winemaker di origine francese a cui delle imprenditrici bulgare, forti già di un’importante produzione vitivinicola in Bulgaria appunto, hanno affidato lo sviluppo e la gestione del loro sogno toscano, rimettendosi non solo al suo comprovato expertise di enologo ma conferendogli anche la carica di amministratore unico.
E proprio in occasione di un wine tasting al ristorante Borgo San Jacopo, abbiamo potuto assaporare la narrazione profonda dei suoi vini, alcuni in evoluzione, altri già ben definiti, abbinati agli splendidi piatti dell’executive chef Claudio Mengoni.
Due le etichette (1 - 2) rappresentative di Colline Albelle, veri biglietti da visita con un ottimo rapporto prezzo qualità: “INBIANCO” 2021 e “INROSSO”, un Merlot fresco di debutto, frutto della vendemmia 2020 che esprime l’anima rossa della maison toscana.
Prima però di entrare nel vivo dell’esperienza enogastronomica è d'uopo precisare quelli che sono i cardini indissolubili di Julian: un lavoro fondato su una parcella, un vitigno, un vino mai scevro dalla scelta biologica e biodinamica fino al pack.
Ma torniamo a “INBIANCO”, Vermentino fuori dalle solite righe, una scommessa proprio perché così non lo fa nessuno, ci racconta Julian. “Dopo aver girato il mondo per ben due volte, lavorando in varie aziende tra cui anche in Francia, mi ha profondamente colpito il metodo di produzione dello Champagne”. Da qui l’ispirazione per questa etichetta con una vendemmia molto anticipata - 13 agosto - l’uva ancora un pò verde, la pressatura leggera, la fermentazione alcolica a bassa temperatura. Un bianco dal grado alcolico pari a circa a 10,5.%. Fresco, piacevolissimo in bocca, dove la leggerezza aromatica e la pulizia sono certamente tra i tratti distintivi più significati. Magnifico compagno della Ricciola marinata (4) in acqua di pomodoro, caviale Calvius, salsa allo yogurt, avocado e mela pensata dallo chef per questo nettare. Così come anche della seconda portata, il Risotto al limone e gamberi (5), mantecato con parmigiano e burro al limone e gambero bianco.
Leggerezza dicevamo, come le nuvole stilizzate dell’etichetta - “E’ un bianco di cui non bisogna fermarsi alle prime impressioni” - continua sempre l’enologo - “un IGT con una gradazione alcolica modesta farebbe pensare a un vino semplice, invece rivela da subito uno spessore non comune”. Ragionamento che condividiamo appieno.
Anche “INROSSO”, Merlot IGT Toscana, ci conquista al primo sorso. “In principio pensavo di lavorare solo con vitigni autoctoni toscani ma una delle poche parcelle integre era il Merlot, certamente più locale di me per cui ho deciso di tenerla”. E il resto è storia al bicchiere fatta di carattere, espressione “stretta” dal finale lungo che Julian associa alla novella di Stevenson e in particolare al personaggio Long Jon silver, austero e deciso sebbene “ammorbidito” dal profumo del mare. Così i tannini corposi, densi ma vellutati e le note vegetali e terrose regalano armonia, profondità e poesia al calice.
Un vino che abbraccia perfettamente il piatto signature dello chef, il Maialino da latte in porchetta (6) con scorzonera, scalogno e mostarda di senape.
La produzione by Colline Albelle riserva però altre sorprese: i prossimi vini saranno un Sangiovese “Serto”, un Ciliegiolo dal nome "Altenubi" e un "Canaiolo bianco" denominato "Halis".
L’occasione del pranzo ci ha riservato l’anteprima del Sangiovese in purezza ancora in barrique e, in bottiglia, si presume, a marzo 2023. “Un vitigno che amo moltissimo lavorare sebbene il primo approccio fu piuttosto difficile”, ha sottolineato Julian che confessa di essersene innamorato a tal punto da farne certamente il vino principe dell’azienda. Al naso meraviglioso, forse ancora leggermente spigoloso in bocca, denota già una splendida freschezza e una potenzialità pronta per essere dichiarata. Il tempo è galantuomo.
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