Serdiana, 1950 – In Sardegna, nell’area storica del Parteolla, zona di vigneti e uliveti, a due passi dal capoluogo regionale, Cagliari, nasce la Cantina Pala, una realtà che, anno dopo anno, si è trasformata in un simbolo di eccellenza nel panorama vitivinicolo dell'isola.
Dal decennio 1980-1990, grazie alla visione di Mario Pala, la cantina ha avviato una trasformazione profonda: ristrutturazione dei vigneti, ottimizzazione della produzione e approccio artigianale alla valorizzazione delle uve locali. Un’evoluzione che ha reso Pala un punto di riferimento per gli appassionati del buon vino sardo.
Il percorso di questa storica cantina è giunto a una svolta importante. Il 17 ottobre 2024, l’azienda e i suoi vigneti passano nelle mani della famiglia Tolaini di Castelnuovo Berardenga, nel cuore della Toscana. L’accordo segna anche l’acquisizione di Mora&Memo, la cantina fondata nel 2011 dalla giovanissima Elisabetta Pala, mantenendo così saldo il legame tra tradizione e innovazione.
Lia Tolaini, figura chiave di questa transizione, non è una nuova arrivata nella famiglia Pala. Da oltre vent’anni, Lia collabora con Mario Pala, distribuendo i vini della cantina sul mercato americano tramite la sua Banville Wine Merchants. È proprio grazie a questa lunga esperienza che ha imparato a conoscere e apprezzare a fondo la filosofia dell’azienda, legata al territorio e alla qualità artigianale. I frequenti viaggi in Sardegna hanno rafforzato il suo amore per le potenzialità uniche dei vini isolani, spingendola a scommettere sul futuro della cantina. Per conservare l’anima familiare che ha sempre contraddistinto Pala, Lia ha coinvolto i suoi figli Alessandro, Alicia e Matteo, che lavoreranno fianco a fianco con il gruppo storico della cantina. L’obiettivo? Unire tradizione e innovazione, rispettando le radici ma guardando al futuro.
La strategia della famiglia Tolaini punta a valorizzare al massimo l'identità territoriale della Sardegna. I grandi classici come Vermentino e Cannonau continueranno a rappresentare la spina dorsale della produzione, ma l’attenzione si sposta anche verso uve meno conosciute ma profondamente radicate nella tradizione sarda: Nuragus, Monica e Bovale. Questi vitigni, portavoce di una biodiversità preziosa, saranno il cuore pulsante di un’offerta sempre più autentica e distintiva.
Il nuovo corso dell’azienda si sviluppa su due fronti: il rinnovamento dei vigneti e l’ospitalità. La famiglia Tolaini intende trasformare la cantina in un luogo di accoglienza a trecentosessanta gradi, dove il pubblico possa immergersi non solo nei sapori del vino, ma anche nella cultura e nelle tradizioni sarde.
“La nostra visione è chiara: vogliamo preservare l’anima artigianale di Pala, facendo brillare ancora di più le peculiarità uniche di questa terra,” afferma Lia Tolaini. “Il nostro impegno è verso l’autenticità, ma con uno sguardo innovativo che ci permetta di portare i vini della Sardegna sempre più lontano.”
Con radici profonde nell’isola, una visione che guarda al futuro e una missione chiara e determinata la cantina Pala si prepara a scrivere un nuovo capitolo della propria storia: una storia fatta di famiglia, tradizione e amore per la terra.
A Vinitaly 2025 verranno presentate alcune nuove etichette. In anteprima ho potuto degustare Perlia, Nuragus in purezza che farà il proprio debutto ad aprile. Lia Tolaini si è espressa così sui nuovi vini che la Cantina ha pronti o in cantiere: “Uve come Nuragus, Monica e Bovale incarnano la diversità del terroir sardo, che spazia dalle colline calcaree ai suoli vulcanici e ogni vino riflette il paesaggio da cui nasce: il mare e il vento, la pietra e il sole, si trasfigurano in sapori e profumi che non si potrebbero mai replicare altrove. Nella mia visione c'è la conservazione di un patrimonio di conoscenze, segreto della bontà dei vini sardi, sostenuto da tecniche moderne e sostenibili. Attraverso una coltivazione biologica e rispettosa dei cicli naturali è possibile continuare a creare vini espressivi e ricchi di personalità, con profondo rispetto per l’ambiente”.