L’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nel settore ristorazione (1), ma anche abbigliamento e retail non food, elaborato da Confimprese-EY, evidenzia una nuova battuta d’arresto nel mese di gennaio 2022, che chiude a -25,1% rispetto a gennaio 2020, mese in cui non era ancora scoppiata la pandemia e che permette un confronto significativo e realistico. Spicca in primis la situazione di criticità del retail, che dopo la fiammata dell’ultimo trimestre 2021, accusa la forte spinta inflazionistica e l’aumento del prezzo dell’energia. Ma sono anche forti le differenze fra settori di attività. Il comparto abbigliamento-accessori registra una caduta di -38,5% in gennaio 2022 vs gennaio 2020 e di -24,1% negli ultimi 12 mesi rispetto a febbraio 2019-gennaio 2020. E la ristorazione? Scenario negativo che registra un -18% nel mese di gennaio e -24,3% se confrontata a 2 anni fa (2).
Quanto ai canali di vendita, il travel si conferma quello più in sofferenza con -36,6% nel mese, mentre lo shopping di prossimità (aree periferiche delle metropoli e cittadine di provincia) rimane la destinazione preferita dai consumatori registrando un -12,9% nel mese. Trend sfavorevole per i centri commerciali (3) che chiudono gennaio a -33%, gli outlet -26,7% e le high street -30,9%.
Entrando più nel dettaglio nell’analisi delle regioni (4) nel mese di gennaio 2022 vs gennaio 2020, si riscontra un andamento delle aree geografiche con i trend migliori in Puglia -17,4%, e i peggiori in Veneto -30,7%. Tra le due estremità si collocano tutte le altre. A cominciare dalle regioni con perdite contenute sotto i 20 punti percentuali: Abruzzo -18% e Lazio -18,2%. Le restanti capitalizzano tutte flessioni oltre il -20%. E sono: Calabria -23,3%, Lombardia -23,8%, Friuli Venezia Giulia -24,4%, Sicilia -25,2%, Liguria e Sardegna -26,2%, Campania -26,5%, Emilia Romagna -27,2%, Umbria -27,5%, Toscana -27,6%, Trentino Alto Adige -27,8%, Piemonte -27,9%, Marche -30,4%.
“Gennaio segna una battuta di arresto verso il periodo pre-pandemia" – conferma Mario Maiocchi (5), direttore Centro studi retail Confimprese – “Il mese chiude a -25,1% e mostra la debolezza della ripresa, circoscritta all’ultimo trimestre 2021. Nel mese di gennaio è avvenuto un cambio di passo a causa dei fattori congiunturali che impattano sulle decisioni di acquisto delle famiglie e sui conti delle imprese. A incidere maggiormente sull’andamento dei consumi è il settore abbigliamento/accessori, che ha imboccato un trend preoccupante. I saldi, partiti male, non hanno fatto recuperare il terreno perso. Recrudescenza della pandemia, inflazione e caro energia impattano negativamente sulla stabilità dell’economia e gelano la propensione all’acquisto dei consumatori. Una nota positiva arriva dal retail non food, che sembra invece avere raggiunto i livelli pre-covid sia su 12 mesi rolling con -0,2% sia nel mese di gennaio con +5,3%, mostrando quindi anche una certa solidità della ripresa”.
La pandemia ha comportato cambiamenti senza precedenti nelle abitudini dei consumatori che potrebbero potenzialmente continuare ad evolversi e trasformarsi nel tempo.
Stefano Vittucci (6), Consumer Products and Retail Sector leader di EY in Italia, commenta: “Il mese di gennaio ha subito la forte ascesa dei contagi che ha influito particolarmente sulle occasioni di consumo e spesa degli Italiani. Gli ultimi 24 mesi di pandemia hanno trasformato in maniera strutturale le abitudini di consumo degli italiani, che hanno ridotto la spesa per abbigliamento e ristorazione a favore di altri beni come quelli per la casa. È infatti significativo che la spesa per quest’ultima categoria sia rimasta stabile negli ultimi due anni. Parte di questi cambiamenti rimarranno nelle abitudini di vita e di consumo anche quando l’emergenza pandemica verrà superata definitivamente, impattando di conseguenza sul tessuto territoriale dei comparti analizzati”.