La salute al centro. Questo ciò che emerso, in primis, dal convegno digitale di presentazione dell’osservatorio Food Industry Monitor – edizione 2020, andato oggi in diretta streaming e che ha visto un parterre di relatori di tutto rispetto. Tra questi, Gabriele Corte, Direttore Generale di Ceresio Investors (1), Michele Fino Professore associato UNISG, Carmine Grazia responsabile Scientifico Ossevatorio e molti altri.
Le tendenze di mercato - analizzate su oltre 900 media specializzati nel periodo 2015-2019 – hanno rilevato il tema degli alimenti salutari come il più significativo e con il maggiore incremento di citazioni. Mentre i media internazionali hanno mostrato crescente attenzione ai temi della sicurezza alimentare e dei processi di trasformazione del cibo, l’interesse italiano è concentrato sulle caratteristiche nutrizionali e sui temi della tradizione (2).
Salute e cibo, un connubio da perseguire: l’industria che ha saputo, infatti, enfatizzare questo plus nel suo processo produttivo, con un offerta costituita per il 40% da alimenti salutari, ha letto la reale necessità del consumatore moderno, perseguendo tassi di crescita e redditività commerciali più elevate. “Il differenziale è significativo: l’incremento di ROIC (rendimento sul capitale investito) è del 25% superiore rispetto alle aziende che non fanno questo tipo di comunicazione” - ha precisato Alessandro Santini, Head of Corporate Advisory di Ceresio Investors. I prodotti quindi con materie prime di origine biologica, oppure ottenuti con processi di trasformazione poco invasivi, senza additivi e conservanti artificiali o con benefici di tipo funzionale, sono in pole position nell’agenda produttiva delle PMI. Così come il made in Italy e la tradizione rappresentano ciò che normalmente i nostro connazionali preferiscono sulle loro tavole. Soffermandoci sulla tradizione, da sottolineare che questo valore è utilizzato in modo intensivo dall’80% delle aziende” - ha aggiunto Gabriele Corte, Direttore Generale di Ceresio Investors. “Ugualmente notevole il tema della sostenibilità ambientale, utilizzato dal 50% del campione. Ad esempio, oltre il 68% delle aziende utilizza packaging a basso impatto ambientale” - ha sempre proseguito Corte.
Di grande stimolo anche l’intervento del Professore Associato Giulio Stefanini dell’Università Humanitas che ha condiviso l’impatto di una corretta alimentazione sulla salute del nostro cuore. Premesso che la mortalità cardiovascolare è la prima al mondo, un’alimentazione quotidiana “pulita” ed equilibrata è importantissima per salvaguardare l'organo principe del nostro corpo. Lo dicono dati scientifici consolidati e robusti, dove la “Dieta mediterranea” (3) resta sempre la miglior scelta - secondo uno studio pubblicato sulla rivista di settore New England - per ridurre i rischi di eventi cardiovascolari. Meglio ancora se basata sul consumo di Olio Evo (4). Di più… Forti alleati del nostro cuore, inoltre, i carboidrati come i cereali integrali da integrare spesso nella nostra dieta corrente. Infine, la prima colazione. Un’indagine americana afferma l’importanza di un breakfast ricco, ad alta energia. Al bando quindi il classico caffè veloce al bar. Prendiamoci, piuttosto, il tempo per assaporare il primo pasto della giornata con cibi di stagione e nutrienti.
Ma focalizziamoci anche su altri dati presentati questa mattina, tenendo conto dell’emergenza sanitaria e delle inevitabili conseguenze sul comparto food…
Il 2019 ha rappresentato un anno positivo per il settore alimentare, che ha registrato performance di crescita pari al 3,1%, contro un PIL italiano cresciuto dello 0,3%. Le performance di lungo periodo (2014-2018) rivelano che i comparti a crescita maggiore per ricavi sono stati farine, caffè, vino, food equipment, acqua, packaging e latte. I distillati registrano le performance di redditività commerciale (ROS) maggiori, con un valore oltre il 13%. Buone performance di crescita anche per acque minerali (11,9%), food equipment (11,7%), birra (9,6%), dolci (7,8%), caffè (6,5%). Nel 2020, ovviamente, l’impatto del Coronavirus si sente e si sentirà, con un calo nella crescita del 5% circa: un dato però contenuto in relazione alle previsioni del PIL (-9,5%). Il 2021 sarà l’anno della ripresa, con un tasso del 7,7% per il comparto. La marginalità commerciale sarà influenzata relativamente, il ROS (indice di redditività delle vendite rispetto ai guadagni) scenderà dal 6,2 al 5,9% nel 2020, per risalire al 6% nel 2021. Anche il tasso di indebitamento salirà dal 2,2 del 2019 al 2,7 nel 2020, per poi riabbassarsi a 2,4 nel 2021. Nonostante la situazione economica, le esportazioni del settore food cresceranno mediamente dell’11% nel biennio 2020-2021. Meglio degli altri comparti, faranno nell’export distillati, farine, food equipment, dolci, acqua, caffè e latte. I comparti del vino, del packaging, della birra e dei salumi esporteranno con valori vicini alla media del settore. I comparti delle conserve e della pasta registreranno la progressione più limitata nella crescita dell’export.
Non si pò non citare l’intervento di chiusura del Presidente di Slow Food Italia, Carlo Petrini (5) che ha posto l'accento sulla salvaguardia del pianeta. "Se l'ambiente sta male, staremo male anche noi" - "Non vedere questo è non capire che tipo di società lasceremo ai posteri" - ha precisato Petrini. La domanda sorge dunque spontanea. Come si colloca in questi termini l'industria alimentare tutta? Un'industria, ha continuato Petrini, che produce il 34% di CO2. Lo stesso CO2 che è causa principale del cambiamento climatico. E ancora... Che dire della lenta moria di piccoli negozi di prossimità o di botteghe nei migliaia di borghi (6) che rendono l'Italia unica e irripetibile? Questa è l'essenza del BelPaese fatta di micro realtà storiche, da nord a sud, dove il piccolo esercizio alimentare è un elemento di socialità che non va misurato solo in termini di profitto. E' il tempo di un'economia nuova, più sana con protagonista la biodiversità. E' il tempo della cooperazione e non della competizione