Sarà aperta al pubblico fino al 20 novembre la mostra dal titolo “Seta: il filo d’oro che unì il Piemonte al Giappone”, nelle sale del magnifico Castello di Racconigi (CN) (1 - 2). L’evento, curato da Giulia Ciammaichella, fondatrice dell’agenzia Link Japan 4 Events, in collaborazione con Yuko Fujimoto dell’Associazione Interculturale Italia-Giappone Sakura, si ripropone di percorrere un viaggio nel tempo e nello spazio su quella rotta della seta — tanto poco conosciuta quanto importante — tracciata tra Occidente e Oriente, tra Piemonte e Giappone, all’indomani dell’Unità d’Italia. Si tratta di un percorso molto ricco e denso, articolato in quattro sezioni: dai materiali etnografici dell’epoca, quali diari, lettere, fotografie, resoconti commerciali e di viaggio, ai più recenti impieghi del filo di seta e dei bachi nello sviluppo tecnologico e alimentare, passando per l’evoluzione dell’industria tessile e i fitti rapporti diplomatici tra la Casa Reale Savoia e la Casa Imperiale giapponese.
I bachi, insomma, sono stati protagonisti — loro malgrado — di una pagina di storia moderna tra le più significative per la nostra cultura, e ad oggi si rivelano insetti dallo straordinario potenziale trasformativo e dalle molteplici applicazioni. Tra queste, nella quarta sezione della mostra ad attirare l’attenzione del pubblico è stato il “Panseta” (3), un panettone (4) ad elevato tasso di proteine e a basso contenuto di grassi e di carboidrati; sostenibile per la salute — pensiamo agli sportivi e ai diabetici — e per il Pianeta, bello e buono da mangiare (e da pensare), rigorosamente made in Italy, preparato, come suggerisce il nome, proprio con la farina dei bachi da seta. Si tratta di un progetto di Italbugs, una start-up italiana che si occupa della formulazione e dello sviluppo di materie prime e di nuovi alimenti ottenuti a partire dagli insetti. All’inaugurazione era presente anche Marco Ceriani, Ceo di Italbugs, che è intervenuto spiegando come la bachicoltura possa essere un efficace esempio di “economia circolare”, mettendo assieme due eccellenze del made in Italy: il settore agroalimentare e quello tessile. A partire dalla coltivazione intensiva del gelso, le cui foglie costituiscono il nutrimento principale del baco (e con cui si possono fare marmellate e altri prodotti alimentari), al baco stesso, da cui si ottengono due prodotti: la farina, e ovviamente, la seta. Il focus sulla sostenibilità alimentare ed ecologica è centrale; come sappiamo, tra trent’anni sul pianeta ci saranno dieci miliardi di esseri umani (da sfamare!). La richiesta crescente di proteine sarà allora il problema (e la grande sfida) del futuro, e occorrerà trovare delle fonti alternative alla carne. Una soluzione innovativa, sostenuta anche dalla FAO, potrebbe arrivare dai “novel food”, e in particolare dalla produzione di insetti; molto più sostenibile da un punto di vista ambientale, e meno dispendiosa in termini energetici. E allora, in attesa che questo panettone “bello e buono” arrivi finalmente sulle nostre tavole — la normativa sui novel food ancora non lo permette — suggerisco che vada celebrato con un brindisi fresco e raffinato: magari un bel Moscato d’Asti Canelli DOCG (5) della tradizione, a fermentazione naturale, come quello prodotto da La Morandina (6), piccola azienda della provincia di Cuneo che ha fatto della sostenibilità ambientale un vero punto di forza, e che si è affidata pressoché totalmente alle fonti di energia rinnovabili. Cosa significa in termini ambientali? Ogni anno 10 tonnellate in meno di anidride carbonica (CO2) immesse in atmosfera. Una scelta nel rispetto del territorio e della biodiversità che fa la differenza. E scusate se è poco. Kanpai!