In questa difficile situazione con la pandemia che ci attanaglia, potremmo vedere delle similitudini col periodo in cui i Macchiaioli hanno operato, creando il primo movimento artistico europeo che ha dato il "la" alla pittura en plein air, con la formula che divenne poi famosa con gli impressionisti. Il sottotitolo della mostra, "Capolavori dell’Italia che risorge" (1 - 2: Elisabetta Matteucci della omonima fondazione, Federico Bano presidente di Palazzo Zabarella, Andrea Colasio assessore alla cultura di Padova) proprio a questo fa riferimento, complice l'attività artistica che li ha fatti partecipare, quasi come reporter, alle guerre di indipendenza. In questo si distingue soprattutto il movimento, rispetto a quello francese dove l’attualità e la politica erano molto meno presenti. Allestita nella prestigiosa sede di Palazzo Zabarella, che grazie al mecenatismo della Fondazione Bano, da ben 25 anni faro nella vita culturale della città patavina, presenta oltre 100 capolavori, tra cui alcuni di pittori pressoché inediti. Accanto ai celebrati Fattori, Lega, Signorini (3 - 4), troviamo autori meno noti, ma di grande qualità come Banti, Borrani, Cabianca, Cecioni, Sernesi anche loro nati sotto l’egida del celebre critico Diego Martelli, fondamentale per la conoscenza e la diffusione della corrente artistica. Curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca con il contributo di Silvio Balloni e Claudia Fulgheri, è divisa in 6 sezioni. La prima, intitolata Critici e letterati, analizza appunto il grande merito oltre che del già citato Martelli, anche di Gustavo Uzielli e Ugo Ojetti che hanno dapprima riunito gli artisti nella tenuta di Castiglioncello, sulla costa livornese e successivamente dato credito alla valutazione del movimento. Nella seconda, Mecenati e Artisti, si mettono in rilievo i personaggi di alta estrazione sociale, ma anche borghese, che hanno creduto nei pittori e nel livello delle loro realizzazioni. Tra questi citiamo Isabella Falconer e Maria Vittoria Vettori Medici ed alcuni medici di estrazione positivista e attenti al sociale, come Giovanni Del Greco e Rodolfo Panichi. Nella terza, Primi collezionisti, si citano coloro che, come Luisa De Mari e Ottavio Parenti, hanno iniziato a collezionare le opere dei Macchiaioli, andarono contro la critica ufficiale, incapace di capire quanto fossero innovativi.
La quarta, Pittori amatori, ci introduce questa particolare categoria di artisti loro amici che uscirono fuori dalle aule dell’Accademia per andare anch’essi a dipingere nella natura, formando un sodalizio che aveva come punto di raccolta il Caffè Michelangiolo di Firenze. I Mercanti, la successiva sezione, raccoglie gli esponenti delle colonie francesi ed angloamericana di stanza sull’Arno in quegli anni che contribuirono non poco al loro successo internazionale. Così Luigi Pisani con la sua Galleria di Piazza Ognissanti intuì la grandezza e la futura rivalutazione dei “pittori della macchia”. Infine, vera chicca della mostra, la straordinaria collezione dell’imprenditore livornese Angiolini, tuttora intatta e qui esposta per la prima volta con una serie di grandi capolavori (5 - 6).
Una delle più sontuose esposizioni mai fatte su questo periodo artistico con delle vere novità critiche che accrescono la spettacolarità di un evento imperdibile. Un cenno alla perfetta organizzazione dell’ufficio stampa Artemide PR di Stefania Bertelli che ci ha inoltre permesso di rimanere nell’atmosfera risorgimentale con un successivo rinfresco nelle sale del Piano Nobile del meraviglioso Caffè Pedrocchi, anch’esso tra i main sponsor della mostra.
Altre info: