Focus On :: 29 mag 2018

Moda - Myboutonnière quando il “fiore all’occhiello” strizza l’occhio all’eleganza

La incontro all’Hotel Lungarno a Firenze, l’appuntamento è nella hall dove mi accoglie con un sorriso sincero e con modi gentili e raffinati. Stiamo parlando di Antoinette Petruccelli (1) creatrice del fashion brand Myboutonnière, vero fiore all’occhiello (il fiore nell′asola), accessorio moda stilosissimo ed elegante per un pubblico maschile ma non solo (2).
Australiana trapiantata a Firenze, mi racconta dello start up di questo progetto nato quasi per caso due anni fa’, come molte delle migliori idee diventate poi un successo. Galeotto un suo viaggio di lavoro negli Stati Uniti dove avrebbe dovuto contribuire al lancio di una linea di moda. Incarico che si arenò prima del tempo e che la lasciò con un ricco campionario di magnifici tessuti in attesa di un’idea forte - “Iniziai a cucire, a modellare queste bellissime stoffe creando dei fiori, dei boccioli ma senza una finalità ben precisa, quando il mio compagno mi servì, su di un piatto d’argento, un’intuizione straordinaria”. Bastò, infatti, il semplice gesto dell’avvocato milanese di appuntare il primo prototipo della boutonnière sul risvolto della giacca, e fu subito ispirazione. “Capii che la strada era quella” - mi racconta Antoniette - “la ricerca dei giusti collaboratori per far partire il mio nuovo progetto moda fu la naturale e immediata conseguenza”.
Fiore di stoffa carico di fascino (3), delicato elemento di rottura chic e glam al contempo, la boutonnière ha origini lontane: i primi accenni ci sono già dalla fine dell’ottocento quale scelta di un uomo che amava distinguersi con i dettagli. Diventa poi accessorio quasi d’obbligo, soprattutto per attori famosi, tra gli anni 30’ e 40’ (Cary Grant per esempio) perdendo, invece, di appeal negli anni 70’, pur restando elemento immancabile nel look dello sposo. “Oggi la boutonnière sulla giacca è tornata in auge come simbolo di un modo di fare unico, uno stile per esprimere la propria individualità, indipendentemente dall’età o ceto sociale”. Un complemento che parla di lusso, certo ma anche di fiducia in sé stessi, un vezzo singolare capace di focalizzare l’attenzione. “Molti dei miei clienti, un pò stupiti, un pò divertiti, mi raccontano di quanto questo piccolo fiore favorisca un network facile con chi sta di fronte; si inizia con l’apprezzamento per l’originalità dello spunto, sondando poi gli abbinamenti e soprattutto la reperibilità”.
Un tocco anche molto versatile che piace all’industria - “Durante l’ultimo Salone del Mobile di Milano, tutto lo staff del brand di interior design fiorentino Park Avenue ha indossato Myboutonnière che ho personalizzato con il loro logo” (4 - Nella foto Francesca e Raffaele Berni). Ma i co-marketing non finiscono qui… Di gran classe l’abbinato con i gemelli di Maria Gaia Piccini di Ponte Vecchio.
Un evergreen che non ha stagione né taglie, ci spiega sempre Antoinette, rigorosamente made in Italy, dal tessuto in seta pura, passando dalla targhetta sterling silver, fino al packging sempre in ordito pregiato. Nulla è lasciato al caso (5). Naturalmente, sono diverse le linee pensate per look eterogenei: classic, elegant, gala, wedding, casual, urban e… vintage. Sì, perché proprio in occasione dell’imminente Pitti Uomo (6 - 7), verrà presentata una nuova linea dal sapore retrò, “stimolata” da vecchie cravatte degli anni 60’, 70’ e 80’. La stilista non ci rivela molto, giusto un indizio sul colore dominante e cioè l’arancio. Ed ecco che il pensiero corre veloce ad Andy Warhol e alle sue Marilyns…
Per finire, ma non dopo un breve excursus tra i vari “giardini fioriti” delle preziose scatole in seta contenenti le diverse boutonnière, la domanda sorge spontanea: e il pubblico in rosa? Antoinette mi rincuora, indicandomi la linea femminile (8), racchiusa in una raffinata scatola gold, per signore che puntano a fare la differenza: sull’abito, sulla sciarpa, sul cappello, ovviamente sulla giacca, e… udite, udite, sulle scarpe. “Va tantissimo la boutonnière applicata all’asola delle sneakers”. In fondo, come dice Antoniette, non importa essere uguali.

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