Food :: 23 feb 2021

Milano - L’aperitivo si fa leggenda al Camparino in Galleria 

Magnifici i signature dish by Davide Oldani 

Pochi locali al mondo possono affermare di avere fatto la storia dell’aperitivo come il Camparino in Galleria a Milano. In questo gioiello dell'accoglienza di livello, da più di cento anni, si celebra il rito meneghino del buon bere e non solo, che ha visto ai suoi tavoli importanti intellettuali da Arrigo Boito, a Filippo Tommaso Marinetti, fino agli scrittori del movimento della Scapigliatura, nonché alcuni celebri protagonisti della storia dell'arte. Il locale venne fondato nel 1915 in Galleria Vittorio Emanuele II da Davide Campari, esattamente di fronte al Caffè Campari, l’esercizio che Gaspare Campari, padre di Davide e creatore dell’omonimo bitter, aveva fondato nel 1867. 
Nel 2019, inoltre, un recente straordinario lavoro di restauro ha permesso di ridare nuova luce alla storica struttura.

Ci siamo stati alcuni giorni fa per godere alla vista e al palato di questo simbolo che rende ogni milanese fiero di essere tale.

Varcata la soglia del Bar di Passo, al piano terra, un eccellente restauro conservativo ha riportato a nuovo lustro il pregiato patrimonio liberty tra stucchi, affreschi, arredi, il bancone e gli imponenti corpi illuminanti, segni tangibili di un'epoca intrisa di bellezza e innovazione, certamente unica e irripetibile (1). Al primo piano invece, la Sala Spiritello (2) che affaccia sulla Galleria Vittorio Emanuele II, è stata oggetto di un restyling più incisivo curato dallo Studio Lissoni Associati: l'interior seppur sempre fedele all'intrinseco valore storico, è pervaso da un mood contemporaneo volto a una clientela che ama consumare in tutta tranquillità le numerose proposte cocktail & food. Pochi posti a sedere e già ben distanziati in epoca pre-Covid per garantire discrezione agli ospiti. 

Nel piano interrato, oltre alla nuova Sala Gaspare Campari adibita ad eventi privati, corsi e degustazioni, c'è un ampio laboratorio di cucina correttamente suddiviso secondo le esigenze produttive: dal dolce al salato, fino a un laboratorio di mixology. Qui, la magia dei piatti nasce dalle mani di esperti pastry chef sotto l'egida del celebre chef bistellato Davide Oldani. E sempre qui prende vita, tra l'altro, la sfoglia rossa per gli appetizers dell'aperitivo al pepe nero selvaggio del Madagascar. (3) Ma l’anima food del nuovo Camparino è il Pan’cot. Un format totalmente inedito sempre frutto del genio di Oldani, traducibile con “pane arrostito", rigorosamente creato con lievito madre, farine non trattate e concepito come un "foglio bianco" abbinabile a carne, pesce, frutta e verdura. Un intrigante combo di cui abbiamo apprezzato la versione “Zafferano alla milanese” servito con Campari Seltz e quello ai Moscardini (ceci, pepe rosa e bergamotto), servito con un Americano (4). Sublime, tra i primi piatti, lo "Zafferano e riso alla milanese" (5), creato dallo chef ideatore della cucina pop per l’Expo 2015. Infine, degli intriganti dolci, tra cui il panettone (6) con canditi a base di bitter Campari, da sposare, come tutto il resto del pasto, ad un food pairing con cocktails studiati ad hoc. Se desiderate viaggiare dal 1915 ad oggi, comodamente seduti e "bicchiere" (originale) di Campari alla mano, assaporando delle vere prelibatezze in carta - pranzo o aperitivo che sia - non mancate questo luogo di gusto. 

In attesa di tornare presto a cenare…

 

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