Spesso si mangia troppo, male senza conoscere cosa realmente introduciamo nel nostro corpo. Abbiamo incontrato la Dottoressa Erica Congiu (1), Biologa nutrizionista e autrice dell’utilissimo e intelligente, Biodizionario.it, un database (di cui abbiamo già parlato QUI il 17 ottobre 2017) per “comprendere” i moltissimi e spesso "oscuri" ingredienti che sfilano in etichetta di prodotti sia alimentari (2), sia della cosmesi. Un modo nuovo e decisamente utile per rendere il consumatore protagonista delle proprie scelte sul mercato. Basta un click sul proprio smartphone e, in tempo reale, sapremo se un dato ingrediente è dannoso per la salute o per l’ambiente. La Congiu (3) favorisce così una nuova consapevolezza, focalizzandosi su ciò di cui abbiamo bisogno per una vita più sana ed equilibrata, facendo intendere quali scelte migliori esercitare, acquistando e portando a tavola ciò che mangiamo. Ma nell’intervista, ci parla di molto altro ancora: della sua scelta di diventare vegana, di come fare una spesa più “vera”, la certificazione BIO, le bucce nel consumo quotidiano di frutta e verdura etc. Insomma, affermare che “siamo quello che mangiamo” non è mai vuota retorica. Capiamo perché…
Nutrizionista, vegana… ci parli un pò di lei e del suo approccio ala vita in generale.
Nutrizionista, vegana e neomamma! Ci tengo a ricordarlo perché essere madre cambia completamente l'approccio alla vita. Generalmente non mi piace chi si identifica con il proprio lavoro, ma a me piace dire “sono una nutrizionista” e non “faccio la nutrizionista” proprio perché sento questo lavoro come una parte della mia essenza. Sono sempre stata affascinata dai diversi stili alimentari, da piccola non vedevo l'ora che mia madre mi portasse al supermercato per sbirciare nei carrelli delle altre persone. Crescendo questa passione non si è fermata. Ho seguito la mia “vocazione” laureandomi in Biologia e abilitandomi come Biologo Nutrizionista. Mi sono specializzata in alimentazioni specifiche per specifiche condizioni fisiologiche e patologiche: Cancro, Fertilità, Sport, Diabete, ecc... Sono diventata vegana per una questione di coerenza: partendo dal presupposto che madre natura non fa cose a caso, com'è possibile che ci abbia dato contemporaneamente la capacità di amare gli animali e la necessità di mangiarli? Quando vedo un cucciolo, il mio istinto è quello di proteggerlo, non di predarlo. Allo stesso tempo, più cercavo di aggiornarmi per la mia professione, più emergevano dati a favore di un'alimentazione completamente vegetale. Mi sentirei disonesta nei confronti di me stessa, dei miei pazienti e soprattutto della mia famiglia se ignorassi ciò che ho appreso durante questo splendido percorso che mi ha portato a diventare una vegana etica, salutista e ambientalista.
Oggi non c’è sempre molta trasparenza su ciò che si acquista al supermercato, cosa dovrebbe fare un consumatore per tutelarsi e tutelare i propri figli?
In realtà le informazioni che ci servono sono tutte scritte nelle etichette dei prodotti, bisogna prendersi un pò di tempo per leggerle! Purtroppo viviamo in una società che ci spinge ad andare sempre di corsa. Andiamo al supermercato e afferriamo i prodotti che ci sembrano più convenienti o che una pubblicità ci ha convinto di acquistare. La cosa migliore da fare per assicurarsi una spesa salutare e conveniente è concentrare i propri acquisti nel reparto ortofrutta (4), rivolgersi a quei supermercati che offrono la possibilità di acquistare legumi e cereali sfusi, in modo da risparmiare in termini di denaro e (soprattutto) di inquinamento. In realtà se ci si pensa i prodotti più sicuri sono proprio quelli che non hanno necessità di essere “nascosti” da un'etichetta. Quando invece per qualche motivo abbiamo necessità di acquistare un prodotto confezionato possiamo farci aiutare dalle certificazioni. La certificazione VEGANOK ad esempio ci garantisce che ci troviamo di fronte a un prodotto privo di derivati animali, non testato sugli animali e privo di olio di palma. La certificazione BIODIZIONARIO APPROVED invece, oltre a tutte le caratteristiche della certificazione VEGANOK, ci rassicura che gli ingredienti del prodotto non sono dannosi né per la salute, né per l'ambiente.
Esiste un vademecum per essere, di più e meglio, un consumatore “consapevole”?
1 - Basare la propria spesa su alimenti “veri” che non hanno bisogno di etichette, pubblicità, slogan. Frutta, verdura, legumi, cereali integrali... (5)
Acquistare laddove possibile prodotti da agricoltura biologica, biodinamica e a km zero (6). Cercare di sostenere le piccole aziende del proprio territorio che praticano un'agricoltura sostenibile. A volte facciamo decine di km per raggiungere il supermercato, quando il contadino vicino a casa sarebbe felice di regalarci chili di ortaggi che ha coltivato in eccesso. Se invece non avete un vicino che coltiva l'orto potete provare a cercare su internet il termine “biocassette” seguito dal nome della vostra città; Ormai in tutta italia le cooperative biologiche/biodinamiche si sono organizzate per distribuire cassette di frutta e verdura a prezzi abbordabili a porta a porta. Più comodo di così... ormai non ci sono più scuse!
2 - Acquistare sempre cereali integrali da agricoltura biologica. Paradossalmente possiamo stare più tranquilli con i cereali raffinati: E' nella cuticola che si depositano pesticidi, anticrittogamici e antifungini. Quindi nel cereali integrali queste contaminazioni vengono rimosse insieme alla cuticola esterna. Il problema è che nel cereale raffinato vengono rimosse anche sostanze nutritive importanti, oltre che la fibra. Quindi meglio spendere qualcosina in più per un prodotto più salutare ma anche più sicuro.
3 - Se si acquistano prodotti confezionati, controllare che la lista degli ingredienti sia “breve e semplice”: pochi ingredienti e riconoscibili. Non è sempre vero, ma la maggior parte delle volte dietro sigle e nomi incomprensibili si nasconde qualcosa di poco salutare. Per avere la certezza che la lista degli ingredienti non contenga qualche sorpresa sgradita è possibile analizzarla tramite il Biodizionario ottimizzato per smartphone, che con un semplice click ci può “spiegare” cosa si cela dietro ogni ingrediente sospetto.
Lei è autrice di un progetto molto intelligente e utile, il “Biodizionario.it”, più raccontare di cosa si tratta ai nostri lettori?
Esatto, come accennato poc'anzi è un vero e proprio alleato della spesa consapevole. Si tratta fondamentalmente di un database che contiene migliaia di ingredienti, cosmetici e alimentari. Ad ogni ingrediente viene assegnato un giudizio sottoforma di semaforo: Un doppio semaforo verde indica un ingrediente benefico per la salute e per l'ambiente, un semaforo verde indica un ingrediente non dannoso per la salute o per l'ambiente, un semaforo giallo indica che l'ingrediente potrebbe essere dannoso per la salute o per l'ambiente o che potrebbe essere di origine animale; Un semaforo rosso indica un prodotto dannoso per la salute o per l'ambiente, un doppio semaforo rosso indica che l'ingrediente è molto dannoso per la salute e/o per l'ambiente e/o che l'ingrediente è di origine animale. Inoltre oltre al giudizio, troviamo informazioni sulla sostanza: cos'è, a cosa serve, dove si trova e, novità, anche se è vegan o no.
Recentemente il Biodizionario è diventato anche un marchio che le aziende possono apporre sui propri prodotti per evidenziare la totale assenza di ingredienti dannosi per la salute e per l'ambiente.
Possiamo fidarci realmente di tutti i prodotti così detti BIO? come verificarlo? Penso al campo del “vicino” che usa anticrittogamici…
Bio non è sinonimo di salutare, come non bio non è sinonimo di non salutare. E' sempre bene leggere l'etichetta. Sinceramente preferirei ad esempio mangiare uno spezza fame non bio fatto di datteri, mandorle, albicocche disidratate e semi di zucca, piuttosto che una barretta bio fatta con sciroppo di riso, mais e olii vegetali.
La certificazione Bio dovrebbe farci stare tranquilli almeno per quanto riguarda i pesticidi, le coltivazioni biologiche devono essere locate a debita distanza da quelle non bio. Ma gli studi evidenziano che dal punto di vista organolettico non c'è nessun vantaggio nel consumare ortaggi biologici. Personalmente le uniche cose che cerco di comprare sempre bio sono i cereali integrali, i legumi e la frutta che consumo con la buccia. Ovvero i prodotti che sono più a rischio di contaminazione. Gli onnivori invece dovrebbero preoccuparsi del latte e delle carni che consumano: nel latte e nei grassi degli animali si accumulano e concentrano i pesticidi e tutte le sostanze chimiche presenti nel mangime e nel foraggio che mangiano.
Un “vero” prodotto bio, si riconosce dal marchio. Bisogna imparare a distinguere i loghi che corrispondono agli organi di certificazione più seri da quelli che non sono altro che semplici e fuorvianti disegnini.
Ora una domanda della nostra antropologa del cibo Professoressa Alessandra Guigoni... Parlando di uova, nella categoria BIO, ci sono produzioni qualitativamente superiori ad altre? e, nel caso, come si esprimono in etichetta?
Sinceramente da vegana, non consumando uova, non ho approfondito la questione. Consiglio ai miei pazienti che desiderano continuare a mangiare uova di affidarsi all'amico o al conoscente che ha le proprie galline in modo da poter valutare di persona le loro condizioni di vita e il mangime che consumano.
Le uova bio si riconoscono tramite il codice alfanumerico che viene apposto su ogni uovo. Il primo numero deve essere uno zero. Questo garantisce che le galline siano allevate all'aperto con uno spazio dignitoso per poter razzolare e che consumano solo mangimi biologici.
Ma che fine fanno le galline quando non sono più “produttive”? E i pulcini maschi? Siccome mediante marchio “Bio” non posso dedurre la risposta a queste domande, non mi fido e non lo consiglio.
Come vegana lei si nutre di molta frutta e verdura, che uso fa delle bucce che, come lei ci insegna, sono un vero toccasana per la salute?
Cerco di comprare frutta e verdura biologica e biodinamica, soprattutto se la devo consumare con la buccia. Se questo non è possibile faccio un “bagnetto” riempiendo il lavandino di acqua e aggiungendo un bicchiere di aceto di mele e un paio di cucchiai di bicarbonato. Questo rimuove buona parte dei residui.
Lo stile vegano può aiutare anche la sopravvivenza del pianeta (7)?
Assolutamente sì considerando che gli allevamenti intensivi sono la principale fonte di inquinamento. Se si pensa che per produrre un chilo di carne servono dai 5.000 ai 20.000 litri d'acqua, si fa presto a capire che se non avverrà un cambio netto dell'alimentazione a livello globale, ci troveremo molto presto in guai molto seri. Ero già vegana quando ho visto il documentario “cowspiracy”, che consiglio caldamente a tutti, ma se non lo fossi stata lo sarei diventata immediatamente anche solo per il bene del mio caro pianeta.
Infine, se lei fosse un frutto?
Sarei felice di assolvere allo scopo della mia esistenza: nutrire e perpetuare la mia specie, ve l'ho detto che essere mamma cambia l'approccio alla vita. In fondo un frutto non è altro che la mamma per eccellenza.