L’olio si gusta e si… respira! Succede da Olivia Bistrot, il ristorante fiorentino dedicato al mondo dell'EVO in tutte le sue declinazioni. Siamo in faccia al maestoso Palazzo Pitti, qui si viene per avere un’esperienza gourmet (promessa tra l’altro molto ben mantenuta) e si scopre un mondo a tema olivicolo che non lascia spazio a dubbi. L’olio regna sovrano, ovunque ti giri ci sono ben esposte bottiglie, così come vari prodotti derivati, dai profumi ai saponi, alle creme per il viso. Per non parlar degli arredi tra lampade con orci in terracotta, altre realizzate con la rete per la raccolta delle olive. Ma è naturalmente la cucina (1) a suggerire al palato emozioni sensoriali di grande piacevolezza che fanno innamorare e invitano a scoprire più di una volta le alchimie ai fornelli della talentuosa chef Elena Rindi. Classe ’87, con alle spalle esperienze “stellate” da Marco Stabile e Peter Brunel a Firenze, ed Oliver Glowig a Roma, la Rindi valorizza l’ingrediente olio con maestria e creatività tali, da far vivere un’offerta gastronomica che non ti aspetti. Le donne “fanno una cucina di cuore, noi una cucina di testa”, diceva Gualtiero Marchesi. Ed ecco che “l’anima rosa” la troviamo anche nella proprietà: al timone del locale c’è, infatti, Serena Gonnelli, rappresentante della famiglia omonima che dal 1585, a Reggello, produce olio nel frantoio di Santa Téa. Dopo oltre 400 anni Serena ha deciso di usare i prodotti del frantoio di famiglia per lasciare il segno nella ristorazione. E ci riesce molto bene, forte anche, lasciatemelo dire, di un team tutto al femminile (2): oltre alla cuoca e alla proprietaria, c’è la barlady messicana Adrine Briz. “Coltiviamo 48 mila olivi tutti biologici tra Firenze e Siena e produciamo 14 oli diversi” - ci racconta Serena. Vere chicche come il Nuovo Frantoio di Santa Téa non filtrato, bland di diverse varietà, prevalentemente Frantoio, Moraiolo e Leccino (3). Un’annata poco generosa, purtroppo a causa della gelata di aprile ma foriera comunque di un EVO dalle caratteristiche organolettiche uniche e sopratutto magnifico in bocca.
Tornando al menù, differente a seconda della stagione in corso, abbiamo apprezzato in occasione di una cena a quattro mani - complice eccezionale lo chef (4) Lorenzo Romano (beato fra le donne) - una prelibata tartare di manzo con melagrana e yogurt al timo (5), uno spaghetto (6) aglio olio e p.p.p. (paprika, pane, piccione), della guancia di manzo brasata con crema di zucca, gelatina all’olio e noci e, infine, per dessert del gelato all’olio evo, pomodoro, rosmarino. Fil rouge di ogni piatto, frutto di squisita tecnica e di contaminazioni creative originali, il vero “padrone” di casa, sua maestà l’olio che, dall’antipasto al dessert, ha mirabilmente esaltato l’appetitoso concerto a tavola.
Una cucina che non si dimentica facilmente, un olio “tanto bien”, come direbbero i cugini d’oltralpe, una squadra sempre “sul pezzo” tra i fornelli come in sala, insomma… un salotto che merita un “esame”. Siamo certi che darete un punteggio alto.
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