Esperta di bon ton e arte del ricevere, food writer, volto ormai noto in tv, poche definizioni che ci rimandano quasi istintivamente a lei, Csaba dalla Zorza (1 - prima da Sx), personaggio amato e molto seguito (2) anche e soprattutto per i suoi numerosi libri, 16, che raccontano la sua visione ai fornelli (sempre indissolubilmente legata al fattore “cuore”) e il suo rapporto “semplice e fresco” (con un pizzico di glam) con la realtà.
L’abbiamo vista e sentita anche in occasione dell’ultima edizione fiorentina di Taste (3), dove, con i suoi modi eleganti e sinceri, ha letteralmente conquistato il pubblico presente (4), in un gradevole tête-à-tête con l’amica Giuliana Parabiago (5). E proprio dal palcoscenico della kermesse dedicata al food di qualità, la bella Csaba ha parlato del suo ultimo nato editoriale e cioè “Honestly Good” (Guido Tommasi Editore), dedicato a un nuovo modo di cucinare, mangiare e stare bene.
Ma andiamo per gradi… La svolta arriva nel 2015 con "Good Food" preliminare e in un certo senso preparatorio al più “elaborato” “Honestly Good” (6); Una svolta che nasce anche dalla necessità di definire l’arte di alimentarci in senso contemporaneo. Con al centro il tema della moralità intorno al cibo. Cibo in quanto elemento vivo, esattamente come noi tutti, e proprio per questo da rispettare, adducendogli una morale così come facciamo con un altri individui umani. Vedi in tal senso pratiche poco "sane" come l’allevamento intensivo o l’agricoltura manipolata. Ecco quindi il suo credo (già coniato con il primo libro “Good Food”): “Credo in un solo cibo: uno, fresco, stagionale e poco lavorato”.
Perché “uno”? La food writer ce lo spiega molto bene asserendo al “cibo che diventa due, tre… dieci varianti di ciò che la natura fa già bene di suo”. Come l’insalata già pronta e lavata. Morta prima di essere consumata.
Tornando a “Honestly Good”, sono molte le tematiche affrontate dall’autrice: dall’attività della fermentazione, un tempo molto diffusa proprio perché alimenti come lo yogurt o i crauti, avendo in sé una naturale fermentazione, erano perfetti quando il frigorifero non c’era ancora. E oggi? Rafforzano il nostro sistema immunitario e ci aiutano a combattere lo stress. Da provare la ricetta del “Frozen yogurt on the go”, facile e gradevolissima durante i primi caldi. O ancora il “Kimchi bianco”, piatto nazionale sud coreano, super healthy. Tra i tanti suggerimenti food dell’autrice, non si può non menzionare la tecnica dello “sbianchire” (lo ammetto, ho scoperto una vera “manna”!): consiste nel tuffare in acqua salata in ebollizione le verdure per 1 o 2 minuti per poi scolarle e passarle subito in acqua ghiacciata. Risultato? Verdure crude all’interno e appena morbide all’esterno. Da completare con una cottura magari in un wok, con pochi grassi.
E poi i dolci e l’invito a ridurre gli zuccheri come la “Torta mele e castagne” (parliamone…) e il pesce, argomento quasi per nulla trattato nel precedente “Good Food”.
Coté primi piatti, un plauso al veloce e gustosissimo “Spaghetti integrali con semi di canapa”, cavolfiore, caprino e semi di canapa. Indiscussa piacevolezza al palato.
Il libro anche esteticamente rispecchia il senso armonico e del bello di Csaba. I nove capitoli inno a un sano equilibrio nella vita di tutti i giorni sono corredati da magnifiche foto di piatti che solo a guardarli, invogliano a sperimentare. Perché come dice l'autrice - “Si mangia anche con gli occhi”.