Chi ha paura del burro (1)? La sottoscritta certamente no viste anche le origini “longobarde” che suggerisco di adottare la modalità “mai senza” quando si tratta di questo condimento tradizionale tanto antico quanto indispensabile per molti dei piatti della cucina italiana. Un contributo immancabile a molte proposte di Chef gourmet. Certo, con moderazione, privilegiando dell'olio evo dove è possibile. Ciò detto il buon vecchio burro (2) è lontano dalla pensione e non solo per me. Secondo la Coldiretti, infatti, si registra un aumento del 12,5% della spesa nel carrello delle famiglie italiane nel 2017. Il celebre panetto bianco (a volte anche giallo) ritorna in auge per svariati punti di forza: a differenza delle margarine non è un prodotto chimico, è meno calorico degli oli, non è idrogenato ed è ricco di nutrienti come il calcio, sali minerali, proteine del latte e la vitamina A, senza contare che è un prodotto del tutto naturale e senza conservanti. A spingere la domanda del burro anche la scelta di un numero crescente di industrie alimentari di orientarsi verso prodotti “olio di palma free” che hanno avuto un incremento record delle vendite del 17,6% nel 2017 sulla base delle elaborazioni Coldiretti sui dati dell’Osservatorio Immagino. La domanda ha fatto balzare verso l’alto anche le quotazioni alla produzione del burro salite del 57% dall’inizio del 2018 con un trend rialzista a livello internazionale.
Insomma, sfatiamo pregiudizi o luoghi comuni legati a questo alimento. Riconosciamogli i giusti valori nutrizionali come le vitamine liposolubili o le molecole ad azione antinfettiva e anticancerogena. E soprattutto guardiamoci indietro quando i nostri nonni lo consumavano senza sensi di colpa, consapevoli della sua “bontà” autentica (3). Conservandolo all’aria o nell’acqua del pozzo….
Non so voi, ma a me è venuta voglia di biscotti in pasta frolla. Con del buon burro di Malga è meglio.