Come non “invidiare” di buona e sana invidia, ovviamente, la scelta fatta che aiuta a costruire imitandolo? E come non ammirarne il coraggio che certo è necessario per intraprendere un impegno così “forte” per il corpo e per lo spirito? Queste sono le prime emozioni che suscitano le parole sentite e non di maniera, vibranti di passione come e più di un set cinematografico o una pièce teatrale, dove il palcoscenico è la natura e le comparse i ritmi della terra, o forse meglio gli attori primari…
Abbiamo intervistato sul “set della sua campagna” a Correggio, in Emilia, Andrea Libero Gherpelli (1) noto attore per la tv in serie televisive come Squadra Antimafia, Don Matteo, Nero Wolfe etc. e in teatro interprete di pièce quali il Cyrano de Bergerac, Caligola, Edipo Re, per citarne solo alcune. Un vita dedicata alla "ribalta" senza mai dimenticare però il suo vero “amore”, l’agricoltura che non smette di “coltivare” con rispetto e devozione (2). Così come la formazione: dal corso in Agricoltura Organica e Rigenerativa, alla Scuola Italiana di Canapicoltura, passando per un master in management dinamico. Oggi le sue priorità sono biodiversità, canapicoltura (3), alimentazione, salute e il progetto, appena nato, "Natura Maestra", volto a valorizzare e promuovere un’alimentazione tridimensionale: corpo, mente, spirito.
Attore e agricoltore, come concili questi 2 mondi così lontani?
Il fatto che siano mondi così lontani è un vantaggio, si alimentano uno con l'altro, gli stimoli creativi dell'uno ispirano l'altro. Il primo è molto caotico, ti porta a viaggiare, a ricercare, a interiorizzare; il secondo invece esteriorizza: è più stanziale, legato inevitabilmente alla terra, segue le stagioni; è meritocratico, segue i tempi della natura e non dell'uomo. Io li vivo come i miei yin e yang. Due facce della mia stessa identità. Ad un certo punto della vita ci vuole il coraggio di rallentare. Di osservare con calma. Vivo così l'agricoltura. Emozione unita all'alimento. E ciliegina sulla torta, ultimamente, quando vado sul set di Don Matteo 11 che sto girando per Rai Uno, porto sempre con me alcuni sacchetti delle mie farine integrali perché alla fine c'è sempre qualcuno che poi ne desidera. E come se non bastasse, ironia della sorte il personaggio che interpreto si chiama "Remo Farina". Credete al caso?
Qual'è stato l'ostacolo o la sfida più difficile nell'intraprendere questo tipo di vita?
Mi sono accorto da subito che serviva nuovo know-how. L'esperienza in campo c'era, avevo sempre avuto a che fare con culture moderne, più semplici da coltivare. Ogni pausa che avevo durante le riprese di un film la usavo per andare sul trattore a sistemare i terreni, quindi sapevo lavorare, mi serviva però nuova conoscenza. Così ho preso quello che sentivo come un ostacolo e l'ho trasformato in opportunità iniziando a studiare e viaggiare per raggiungere le persone e le informazioni utili a concretizzare il mio sogno. Ho vissuto da ricercatore, incontrato professori, agronomi e agricoltori che vivono e coltivano restando totalmente off line e che sono un pozzo di informazioni, cultura e tradizione. Ho incontrato la AOR-Agricoltura Organica e Rigenerativa fondamentale per comprendere a pieno e implementare l'approccio biologico alle colture, che ho sentito molto vicina al mio modo di concepire l'ambiente, il terreno e la coltivazione. Il suolo è un essere vivente ed il mio viaggio è appena all'inizio.
La tua produzione si concentra soprattutto sull'universo grani, riscoprendo e valorizzando quelli antichi. Perché questa particolare scelta? Che valenze nutrizionali hanno più di altri?
Non è più solo nelle università che si parla delle proprietà nutritive e nutracentiche dei grani antichi (4), ormai anche molte trasmissioni televisive, nutrizionisti e medici ne parlano. Sono varietà che non hanno subito modificazioni genetiche quindi mantengono inalterate e gentili le potenti capacità nutritive (5) che la natura gli ha fornito. Sapevate che le varietà di grani moderni da cui si ottengono le farine raffinate che diventano pane, pizza, cracker, grissini, biscotti, merendine e molto altro nella grande distribuzione, non esistono in natura?
Sei ancora in una fase di start up: quali sono i tuoi obiettivi a medio-lungo termine?
Il termine Start up è esatto. Sto ascoltando le richieste che arrivano dai miei primi contatti che sono amici e conoscenti, per poter comprendere in quale direzione è opportuno muoversi. Le farine restano un mio grande amore perché le penso come argilla nelle mani dell'artista, danno la possibilità ad ognuno in cucina di produrre sapori, gesti d'amore, un modo pre prendersi cura di noi stessi o di qualcuno a cui teniamo. Provate a impastare il pane, a metterlo in forno e ad uscire di casa per un pò... quando rientrerete sentirete la casa come non l'avete forse mai sentita.
Cosa consiglieresti a un giovane che decide di percorrere un'avventura come la tua?
Ricercare, studiare e andare in campo a lavorare. L'agricoltura oltre a saper lavorare la terra è conoscere le coltivazioni che possiedi, conoscere il terreno, le stagioni, sapersi produrre i biofertilizzanti naturali, generare una propria filiera, saper unire skills utili a rendere l'azienda agricola al passo con i tempi, marketing, social media managment, pr, networking, web, comunicazione e tutto ciò che compete una start up che vuole e, a mio avviso deve, confrontarsi con il mondo intero. Oggi non dobbiamo più sfamare soltanto, ma curare.
Ritieni che la professione dell'agricoltore risponda anche alle esigenze del futuro?
Si senza dubbio. Avrà il compito di rispondere alle esigenze del futuro in termini di nutrizione, green economy, eco-compatibilità ambientale e riprenderà anche la funzione di riunione sociale. Penso all'agricoltore come all'artigiano che lavora su piccola scala e con grande qualità. Come un calzolaio che produce poche paia di scarpe l'anno ma di qualità garantita. I miei terreni sono come la bottega di un artigiano, un luogo di aggregazione dove amici passano a salutare e passeggiare mentre si lavora.
E infine... sporcarsi le mani con la terra significa?
Prendersi cura di sé e delle generazioni che metteremo al mondo. Ma anche restar bambini e adoperarsi con grande serietà. Se verrete a trovarmi capirete cosa intendo.