Lasciando per un attimo da parte le considerazioni tecniche abituali, credo che un buon vino prima di tutto debba… semplicemente piacere.
E proprio la gradevolezza trovata nel Chianti Classico DOCG IL PICCHIO (tra le etichette di punta del Castello di Querceto) mi ha riconciliato con la vita, dopo aver trascorso una giornata sotto la pioggia, tra scioperi di treni e la stagione umida. Gradevole e brillante nell’aspetto, “tosto” ma non invasivo al palato, forse poco tannino (ma questo è gusto assolutamente soggettivo, viziato della mia toscanità di palato e non solo) mi son ritrovato felicemente ad abbinarlo a un buon panino con del robusto Pata Negra. Sì avete ben compreso, quando la chef di casa langue, il sottoscritto si arrangia come può... ma se ciò significa un buon Chianti ed un buon prosciutto non è poi così male, anzi.
Certo, questo bel nettare merita accostamenti migliori o comunque di maggior pregio, lo vedrei bene con primi di sostanza non eccessiva, carni bianche o rosse non troppo pesanti e certamente, come detto, buoni affettati o formaggi.
Ecco cosa ci rivela il Presidente di “Castelo di Querceto” Alessandro Francois (1): “Il Picchio Chianti Classico Gran Selezione è un cru che produciamo da 28 anni. È stato a lungo il nostro Chianti Classico Riserva di vertice e quando è nata la denominazione Gran Selezione è stato naturale per noi dedicarle il Picchio (2). Nasce a quasi 500 metri sml e in un vigneto condotto con potature molto corte, a poche gemme. I 4,5 ettari di filari sono circondati dal bosco, condizione che favorisce gli sbalzi termici tra il giorno e la notte e regala al vino i suoi particolari profumi”.
Svelando la carta d’identità di questo ottimo vino, diciamo che miscela sapientemente Sangiovese 95%, Canaiolo e Colorino 5% prodotto da una vigna esposta a Est-Sudest.
Fermentazione: circa 20 giorni a 28° - Maturazione: almeno 12 mesi in legno – Affinamento: in bottiglia almeno 6 mesi. Alcool: circa 13,5% Profilo: Rosso rubino intenso, sentori floreali e di cioccolato con note erbacee eleganti. Presenta un notevole corpo e un carattere spiccato con un finale lungo e persistente.
In conclusione, aspetto le caldarroste per gustarlo anche così, l’idea mi par buona e la stagione anche: a voi l’ardua sentenza, prosit!