È stato appena inaugurato al Serrone della Villa Reale di Monza un grande evento espositivo dedicato a Banksy, il più celebre street artist mondiale. Novità assoluta, la presenza di tre straordinari muri originali, esposti per la prima volta in Italia, da collezioni private, realizzati nel 2009, 2010 e 2018 a Londra, nel Devon e nel Galles. Protagonisti di questi lavori sono degli adolescenti, che risultano essere i più vicini alle tematiche predilette dall’artista inglese, come la situazione climatica, le disuguaglianze sociali, i migranti, le guerre e i diritti dei popoli.
Season’s Greetings, apparso a Port Talbot, in Galles nel dicembre 2018 è stato scelto come immagine della mostra. Su un muro angolare si vede un ragazzino con le braccia spalancate (1) e la lingua tesa fuori dalla bocca per assaporare i fiocchi di neve che cadono dal cielo. Peccato però che svoltando il muro, si veda che non si tratta di neve ma di cenere che fuoriesce da un bidone in fiamme, nella città più inquinata del Regno Unito secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. Heart Boy (2) è il secondo muro dove un bimbo dal viso irlandese dipinge un cuore rosa, emblema considerato femminile. Robot/Computer Boy (3) è il terzo muro, con un bambino col viso coperto da un sacchetto di carta, secondo la critica un autoritratto di Banksy da piccolo che già voleva nascondersi al mondo, intento a osservare un gigantesco robot i cui occhi sono le prese d’aria dell’edificio su cui è stata realizzata l’opera. “Questi muri chiudono l’esposizione, posti dietro a una tenda, per dare sacralità come oggetti d’arte di nicchia estraniandole dal contesto urbano nelle quali sono state realizzate“ - spiega la curatrice della mostra Sabina De Gregori (4). Una situazione che avviene anche per quelle rimaste in sito, spesso recintate con tanto di targa o coperture trasparenti che le musealizzano, creando una particolare dicotomia tra street art a disposizione di tutti e la sua privatizzazione e il conseguente valore economico. Un problema che si è posto anche per altri celebri murales come quelli di Haring o Basquiat. La parte iniziale della esposizione è una carrellata tra le icone più celebri di Banksy, dai topi, alle opere di denuncia, come Dorothy del Mago di Oz (5) fermata da un poliziotto o lo zerbino di benvenuto, dove la scritta Welcome è fatta con resti di salvagenti di migranti (6). Alla domanda di come riesce ancora a sfuggire ai media dato che tutti sono sulle sue tracce, la curatrice ha detto che sicuramente ha una rete di fidati collaboratori che lo aiutano a farsi beffe della stampa. Ad esempio, un suo murales è apparso una mattina dopo che per le giornate precedenti era ricoperto da impalcature con finti operai in modo da non dare nell’occhio. Un genio che continuerà a stupirci come in questa bellissima e ovviamente non autorizzata mostra che sarà visibile nel Serrone della Villa Reale di Monza fino al 5 novembre. Non perdetela!
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