Living & Convivi :: 9 ott 2019

Prato - “Dopo Caravaggio. Il seicento napoletano nelle collezioni di palazzo pretorio e della fondazione de vito”

Museo di Palazzo Pretorio, dal 14 dicembre al 13 aprile 2020

La città di Prato non smette di stupire con con occasioni d’interesse artistico di ampio spessore. Dal 14 dicembre si apre la mostra “Dopo Caravaggio. Il seicento napoletano nelle collezioni di palazzo pretorio e della fondazione de vito” (1), che fino al 13 aprile 2020, “mostrerà al pubblico splendidi dipinti della tradizione napoletana poco conosciuti” - ha dichiarato il Sindaco di Prato Matteo Biffoni (2 - Secondo da Sx).

L’esposizione risultato della partnership virtuosa tra pubblico e privato, organizzata dal Comune di Prato, in collaborazione con la Fondazione De Vito, a cura di Rita Iacopino, direttrice scientifica del Museo di Palazzo Pretorio, e Nadia Bastogi, direttrice scientifica della Fondazione De Vito, nasce proprio dal fatto che il Museo di Palazzo Pretorio di Prato conserva uno dei nuclei più importanti in Toscana, secondo solo alle Gallerie fiorentine, di opere di Seicento napoletano. Ne consegue un percorso di grande suggestione e ricerca scientifica che si articola intorno ai dipinti di Palazzo Pretorio in dialogo con quelli della collezione De Vito, secondo una sequenza cronologica che consente anche l’indicazione di legami e corrispondenze tematici. Storie di collezionismo antico e moderno che permettono di ripercorrere alcune tappe dello sviluppo successivo alla presenza a Napoli del Caravaggio, attraverso le tele di pittori tra i più significativi di questa stagione artistica, da Battistello a Nicola Malinconico (3 - 4). 

L’incipit della mostra è rappresentato dalla famosa tela di Palazzo Pretorio con il Noli me tangere, originale interpretazione dell’incontro fra Cristo e la Maddalena, riconosciuto capolavoro di Battistello Caracciolo, artista che fu in diretto rapporto col Merisi a Napoli;  Ad esso fa riscontro il San Giovannino dello stesso Battistello in Collezione De Vito, presentato in Mostra per la prima volta dopo il restauro che ne ha restituito l’originaria cromia; l’artista  interpreta un tema caro al Merisi con un intenso naturalismo di carni e di luci, percorso da una vena di accattivante vivacità fanciullesca. Si accosta ai due dipinti la tela della collezione De Vito, in rapporto stilistico e tematico con essi: il San Giovanni Battista con l’agnello di Massimo Stanzione, firmato, databile agli inizi degli anni trenta, tra i più significativi esempi della fase giovanile dell’artista, che interpreta un soggetto caravaggesco con un linguaggio ancora aderente a uno spiccato naturalismo ma già attento ad analoghe elaborazioni di Guido Reni. Verso la metà degli anni trenta è databile anche il Matrimonio mistico di Santa Caterina, di Paolo Finoglio, opera rappresentativa di un pittore di formazione tardo manierista convertitosi al naturalismo e influenzato dal Caracciolo, caratterizzata da una materia pittorica sontuosa e un uso brillante del colore, in cui è implicita un’affinità compositiva con il Noli me tangere di Battistello nel taglio ravvicinato e obliquo delle mezze figure e nell’intenso gioco della luce, che ne accentuano i legami emotivi. 

Il secondo nucleo di dipinti si articola intorno a Jusepe de Ribera, l’artista spagnolo attivo a Napoli dalla metà del secondo decennio, che fu senz’altro la figura determinante per lo sviluppo del filone più integrale del naturalistico caravaggesco in ambito partenopeo. Del Ribera si espone il dipinto di Collezione De Vito raffigurante Sant’Antonio abate, a mezzo busto, opera poco nota e fra le più importanti della collezione; sicuro autografo del maestro grazie alla firma e alla data 1638 presenti sulla tela, essa mostra il suo icastico naturalismo espressivo nell’efficace descrizione del volto senile, ma già ne rivela anche la svolta degli anni trenta verso un maggior pittoricismo. Ancora, Antonio De Bellis, presente con il suo capolavoro Cristo e la Samaritana, Francesco Fracanzano, con la tela rappresentante un Profeta e molto altro ancora.

Un’opportunità da non perdere per godere della ricchezza di questa mostra colma di opere mirate e di grande qualità. Un momento per conoscere di più e meglio una città ben nota per la sua industriosa imprenditorialità che oggi ci offre anche una nuova verve culturale.

 

DOPO CARAVAGGIO. il seicento napoletano nelle collezioni di palazzo pretorio e della fondazione de vito

Promossa da Comune di Prato, Museo di Palazzo Pretorio in collaborazione con Fondazione De Vito 

Con la collaborazione di Opificio delle Pietre Dure e Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Firenze, Pistoia e Prato

 

Sede: Museo di Palazzo Pretorio Piazza del Comune  Prato

Data: 14 dicembre 2019 – 13 aprile 2020

Orario: dalle 10.30 alle 18.30 tutti i giorni (eccetto il martedì non festivo) 

Biglietto museo e mostra: 10 € intero, 8€ ridotto (riduzioni sul sito Museo Palazzo Pretorio)

Info e prenotazioni:   

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