Lo abbiamo visto sui social, lo abbiamo letto, durante il tragico momento del lockdown dove tutto il mondo era in pausa: gli animali si sono riappropriati del loro habitat, regalandoci scenari che mai avremmo immaginato. Dai puma in centro città a Santiago del Cile, ai delfini nei pressi dei pontili deserti a Trieste (1 - 2). Una risposta chiara dei nostri "coinquilini" terresti a 4 zampe (e non solo) al periodo di quarantena.
Una nota positiva di bellezza ineluttabile di quei 3 mesi di "pesantezza", di riduzione della mobilità umana, che gli scienziati hanno ribattezzato “ANTRO-pausa”. E, poiché, non tutto il male viene per nuocere, come direbbe qualcuno, la condizione di "rallentamento" delle attività antropiche ha favorito produttive indagini sulle interazioni tra uomo e fauna (3 - Video). Certo, va detto anche che altre tipologie animali hanno reagito diversamente. Alcune specie, infatti, già adattate agli ambienti antropici, come i gabbiani, i ratti o le scimmie, hanno probabilmente sofferto per la mancata disponibilità di scarti di cibo umano. Viceversa, in aree remote, la ridotta presenza di visitatori potrebbe aver acuito il rischio di bracconaggio delle specie minacciate, quali rinoceronti o rapaci.
Ciò premesso, è sorta, per la prima volta, l'esigenza di documentare su scala autenticamente globale, l’effetto dell’uomo contemporaneo sui sistemi naturali (4 - 5).
Ed ecco il prezioso lavoro di un team internazionale di scienziati, di cui fa parte anche la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, il movimento, i comportamenti e i livelli di stress degli animali prima, durante e dopo il lockdown, utilizzando unità elettroniche dotate di sensori (i “bio-loggers”) che vengono apposte a un campione di individui delle specie studiate. L'iniziativa dal nome “COVID-19 Bio-Logging”, potrà fornire opportunità inaspettate per dare avvio a una rinnovata coesistenza tra uomini e altri animali, con benefici per tutte le specie e la salute globale (One-Health). Il team di scienziati integrerà i dati raccolti da una grande varietà di specie, tra cui pesci, uccelli e mammiferi, per ricostruire l’effetto del lockdown a livello globale.
La Dr Francesca Cagnacci, ricercatrice alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige in Trentino e coordinatrice scientifica del network di ricerca Euromammals, riporta: “La comunità internazionale di ricerca ha risposto con grande entusiasmo alla nostra richiesta di collaborazione, mettendo a disposizione i dati di più di 200 progetti”.
Cosa dunque sperano di scoprire gli scienziati? Il Dr Matthias-Claudio Loretto, post-doc Marie Skłodowska-Curie all’Istituto Max Planck ‘Animal Behavior’ a Radolfzell (Germania), spiega che sarà possibile verificare questioni precedentemente irrisolte, ma fondamentali: “Saremo in grado di capire se gli animali condizionino i propri movimenti alle infratrutture, o alla presenza effettiva degli uomini”.
Riscopriremo che la nostra salute dipende dall’ambiente, ma che l’equilibrio dell’ambiente dipende da noi.