Le microplastiche in mare stanno diventando un problema serio (1). Un'allerta importante segnalata direttamente da Greenpeace che, in collaborazione con l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ias) di Genova e l’Università Politecnica delle Marche, denuncia oltre 250 mila particelle di microplastiche per Kmq. Il danno ambientale riguarda in particolare l'area delle acque superficiali del Mar Tirreno centrale dove non sono purtroppo escluse anche zone quali il Porto di Olbia in Sardegna, la foce del fiume Tevere nel Lazio e l’isola di Capraia, nell’arcipelago Toscano.
La causa di una simile concentrazione è da attribuirsi al Capraya Gyre, una circolazione anticiclonica tipica del luogo, che fa sì che si crei una zona di accumulo transitoria di microplastiche.
Ma non finisce qui...
“Ogni giorno attraverso l’uso di detergenti per il bucato, le superfici e le stoviglie rilasciamo materie plastiche nell’ambiente e nel mare e per gran parte di queste – le plastiche in forma liquida e semisolida - non conosciamo ancora gli impatti ambientali. I nostri mari già soffocano per via dell’inquinamento da plastica solida, oggi scopriamo una nuova potenziale minaccia per l’ecosistema più grande del Pianeta” - ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. “Le aziende hanno già trovato il modo per aggirare l’imminente proposta dell’ECHA sulle microplastiche solide ricorrendo alla plastica liquida o semisolida, continuando così a fare profitti a scapito del Pianeta” (2).
Recentemente Greenpeace (3) ha lanciato una petizione per chiedere al ministro dell’Ambiente di sostenere la proposta dell’ECHA sulle microplastiche e migliorala inserendo un divieto anche per l’uso di plastiche liquide, semisolide e/o solubili applicando concretamente il principio di
precauzione.
“La volontà di marchi come Coop e Unilever di eliminare questi materiali entro il 2020 ci conferma che sono già facilmente sostituibili. Proprio per questo lanciamo una nuova petizione per chiedere al ministro Costa di sostenere e migliorare la proposta europea. Non c’è bisogno di un nuovo inquinamento per il nostro mare che è già gravemente malato” - ha concluso Ungherese.