Nella splendida cornice di Palazzo Te a Mantova, il capolavoro di Giulio Romano ha fatto da scenario alla presentazione della nuova Guida Oro i vini di Veronelli (1 - 2 - 3), volume erede degli storici cataloghi firmati dal padre della critica enogastronomica italiana. Numeri imponenti, con la partecipazione più alta degli ultimi dieci anni, di produttori ed etichette, rispettivamente 2.168 e 16.642. L’evento (4), moderato da Gabriele Principato, giornalista di Cook Corriere della Sera, ha visto la presenza di Andrea Bonini, Direttore del Seminario Veronelli e dei curatori della guida (5), Andrea Alpi, Gigi Brozzoni, Marco Magnoni e Alessandra Piubello. Ma quali sono i campioni che hanno ottenuto, in assoluto, il giudizio in centesimi più elevato? Si tratta dei cinque Migliori Assaggi, cinque capolavori enologici identificati in Guida dagli allori. Sorprese e conferme si alternano, come di consueto, in questa straordinaria cinquina. Per la tipologia vini spumanti, il premio Miglior Assaggio 2022 va al Trento Extra Brut Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2010 di Ferrari Fratelli Lunelli (Trento). Il titolo di Miglior Vino Bianco è stato assegnato, invece, per la prima volta a un vino del Sud, ottenuto da varietà autoctone: l’Irpinia Bianco Grande Cuvée Luigi Moio 2018 di Quintodecimo (Mirabella Eclano, AV). Miglior Vino Rosato è il Girofle Rosé Salento Negroamaro 2020 di Garofano Vigneti e Cantine (Copertino, LE), mentre Miglior Vino Rosso è stato giudicato il Barolo Bussia Riserva Granbussia 2012 di Poderi Aldo Conterno (Monforte d’Alba, CN). Infine, è la Costa Toscana ad aver dato, quest’anno, il Miglior Vino Dolce o da meditazione, il Petit Manseng Costa Toscana Passito 2018 di Terenzi (Scansano, GR). Se per il vino di punta di Ferrari Lunelli, la Riserva del fondatore 2010, si tratta di una ennesima conferma tra gli spumanti e per il Barolo Granbussia 2012 di Bussia della premiazione di un autentico capolavoro, le altre tipologie hanno riservato parecchie sorprese. Dal bianco fermo, prima vittoria del sud, l’Irpinia Bianco di Quintodecimo, al rosato Girofle Rosè Negramaro di Garofano fino al Petit Manseng passito costa Toscana di Terenzi è stato un panel di assaggi eccellenti e inaspettati. Sensazione che è riemersa alla premiazione dei “Soli di Veronelli“ la categoria che esalta quelli che, a giudizio della redazione, sono coloro che si potrebbero definire i “vini del cuore“. Ad aggiudicarsi il prestigioso premio, quest’anno, il Valle d’Aosta Chambave Muscat Flétri 2019 di La Vrille (Verrayes, AO), il Monferrato Rosso 1491 2015 di Castello di Uviglie (Rosignano Monferrato, AL), l’Oltrepò Pavese Riesling Superiore Vigna Martina Le Fleur 2019 di Isimbarda (Santa Giulietta, PV), lo Zero Infinito Perpetuo s.a. di Pojer & Sandri (Faedo, TN), il Collio Pinot Grigio Riserva Mongris 2017 di Marco Felluga (Gradisca d’Isonzo, GO), il Maremma Toscana Sangiovese Acrobata 2015 di Pian del Crognolo (Scansano, GR), il Serra Petrona Rosso Morò 2018 di Fontezoppa (Civitanova Marche, MC), il Fonte Grotta Moscato Secco Colline Pescaresi 2020 di Tenuta Secolo IX (Castiglione a Casauria, PE), l’Etna Rosso Riserva Saeculare 2012 di I Custodi delle Vigne dell’Etna (Castiglione di Sicilia, CT), infine il vino Zhabib Terre Siciliane Zibibbo Passito 2020 di Hibiscus (Ustica, PA). Se escludiamo un grande nome come quello del Pinot Grigio Mongris di Marco Felluga, tutti gli altri sono state delle vere novità. Ci riferiamo in particolare sia ai due vini dolci, posti agli estremi della penisola, lo Chambave Muscat Fletri e allo Zibibbo Passito di Hibiscus, unico produttore presente sull’isola di Ustica. Due esempi di come possano essere straordinari, pur nella loro grande diversità dovuta alla differenza di latitudine, i vini dolci passiti: un connubio di assaggi encomiabile. Nei Rossi trovare sul podio un vino da uve Albarossa del Monferrato, un Sangiovese di Maremma, fuori dal suo areale più noto ma che ci ha entusiasmato, un Serrapetrona marchigiano assieme ad un impeccabile ma più tradizionale Etna, ha veramente scompigliato le carte. Così come è avvenuto per un Riesling dell’Oltrepò, terra in cui si coltiva da secoli, ma che in questo caso ha trovato un nerbo che ricorda quelli della Mosella o dell’Alsazia. Altra chicca, il moscato secco abruzzese che proviene dai possedimenti della millenaria abbazia di San Clemente a Casauria incredibilmente perfetto per piatti speziati orientali, come se fosse un missionario alla scoperta di nuovi mondi. Il vertice lo raggiunge un vino “estremo” proposto da Pojer e Sandri, la magnifica azienda trentina che si distingue da sempre per qualità e innovazione. Lo Zero Infinito Perpetuo è qualcosa che non ci è mai stato dato di assaggiare, con una tecnica che ricorda la tecnica siciliana così denominata, in cui non si aggiunge nulla se non l’assemblaggio di annate diverse, col residuo di contenuto di botti “perpetue“ e affinato in piccoli fusti che avevano ospitato il brandy dell’azienda. Quello che più gli somiglia è uno sherry ma difficile inquadrarlo in un contesto come quello attuale, in cui i vini ossidativi risultano essere una sfida che va contro il mercato. La guida ha anche una utile app scaricabile dal volume e sarà disponibile dal 22 novembre. Un must have per le vostre scorribande enoturistiche.