Quella del primate impegnato alla tastiera è un’immagine che affascina, evidentemente (1 - 2). Così come il discorso sulla mutazione antropologica in atto: l’animale uomo sta cambiando posture, modi di comunicare, di carpire informazioni, di trasmetterle. Ma davvero si sta trasformando in homo digitalis, ovvero in una sorta di specie diversa?
C’è forse troppa enfasi in questa presunta “trasformazione”: e lo sottolineano bene i due autori, Paola Artuso e Maurizio Codogno nel primo dei due libri, “Scimmie digitali” (3), che vedono i nostri “cugini” come presunti protagonisti. Sempre l’uomo è stato cultura, sempre il suo cervello è stato malleabile, sempre la nostra specie è stata in grado di sopravvivere e comunicare in ogni nuovo ambiente, e si tratta soltanto di allenarsi a diventare preda, come stiamo diventando, delle multinazionali immateriali. Forse che altri “salti”, come quello che ci ha portato da cacciatori-raccoglitori che eravamo ad agricoltori e poi agli uomini che siamo i può considerare meno traumatico? E poi, non è così vero che Internet “ci stia mangiando il cervello”. La nostra mente ci guida, plastica com’è; piuttosto coltiviamo meno la conoscenza personale e più cacciamo e raccogliamo, in una sorta di foresta elettronica dei dati.
La parola d’ordine è “filtrare”, ovvero essere in grado di selezionare e quindi scegliere quel che la rete ci offre. Comandamento che può apparire tanto banale quanto di difficile realizzazione, come sperimentiamo quotidianamente, vista la frequenza di fake news che ci “beviamo”.
D’altro canto “La scimmia vestita” (4) compie, come si evince dal sottotitolo, un excursus completo nella storia dell’evoluzione umana. Il titolo, inutile sottolinearlo, è una citazione del celebre “La Scimmia nuda” di Desmond Morris; gli autori intendono qui raccontarci come toccherà all’intelligenza artificiale, costruita a nostra immagine e somiglianza, portare a termine e perfezionare il lungo processo di formazione culturale che abbiamo intrapreso milioni di anni fa. Come sarà il nuovo sapiens postmoderno? (5) Forse non come si credeva ottimisticamente qualche anno fa “… un uomo più libero, più sano, più longevo, che vive in una società sempre più ampia e interconnessa”. Magari prevarrà, anziché la libertà, il “controllo”. Quel che è certo è che il mondo frammentato della rete non potrà che avere ripercussioni sul nostro modo di percepire il mondo. Un mondo fatto di post-verità, di convinzioni personali, emotivo e basato sulla finzione, sulla costruzione mentale.
Forse, così chiudono gli autori, il fisico Claudio Tuniz e l’economista Patrizia Tiberi Vipraio, da primati passeremo a essere come le “chiocciole, con un guscio costruiti da tutti gli strumenti e i dispositivi senza cui non possiamo più vivere”. Saremo chiocciole speciali, questo sì, con gusci collegati tra i vari individui e tra gli individui e le macchine. Una specie ibrida e stimolante, chissà. Altro che scimmie.
- Paolo Artuso, Maurizio Codogno, Scimmie digitali. Informazione e conoscenza al tempo di Internet, Armando editore, Roma, 2018, pp. 160, 15 euro.
- Claudio Tuniz, Patrizia Tiberi Vipraio, La scimmia vestita. Dalle tribù di primati all’intelligenza artificiale, Carocci, Roma, 2018, pp. 272, 21 euro.