Avere 50 anni e non sentirli. Questa frase ben si adatta al Pinot Bianco Sirmian, una eccellenza della cantina altoatesina Nals Margreid (1 - 2), in cui freschezza, mineralità e longevità la fanno da padroni. In una memorabile verticale cui abbiamo partecipato alcuni giorni fa al prestigioso ristorante Anima dell’hotel Una Verticale, da poco premiato con la stella Michelin, in via Rosales, zona Porta Nuova a Milano, queste caratteristiche sono emerse in modo deciso e a tratti sorprendente. Tornando indietro nel tempo con ben 12 annate sino ad un 1997 impareggiabile per tenuta e bevibilità, Sirmian (3) ha dimostrato di meritare tutti i riconoscimenti nazionali e internazionali che premiano questa grandissima espressione di un Pinot Bianco in purezza. Gottfried Pollinger (4), direttore commerciale e CEO della cantina ci ha detto - “sono molto orgoglioso e affezionato a questo vino e penso che Sirmian sia una vera rarità" - "il motivo per cui abbiamo organizzato questa verticale per l’anniversario è dimostrare che anche i grandi Bianchi possono essere longevi”. Parimenti Harald Shraffl, enologo e CEO (5) di Nals Margreid ha affermato: “abbiamo pensato di celebrare questo cinquantenario con una degustazione guidata dall’andamento stagionale che ha caratterizzato le diverse annate, presentando dapprima i vini Sirmian da annate calde e precoci, poi da quelle fredde e tardive per chiudere con quelle più equilibrate e miti”. Adagiato sui pendii di Nalles, tra Bolzano e Merano situati a 500 e 700 metri di altitudine, le vigne di Sirmian affondano le radici fino a 6 metri di profondità, in un territorio che si è formato milioni di anni fa, quando i ghiacciai della Val Venosta plasmarono l’area, conferendogli una struttura unica nel suo genere. Il sottosuolo è costituito da suoli morenici contenenti porfido, marmo, Greison, mica e calcare. Il clima alpino fresco in estate e mite in autunno, garantisce alla vite un lungo periodo vegetativo. La vendemmia tardiva di metà ottobre è l’ultima che si fa in azienda dei bianchi della cantina e connota alle uve una varietà unica a piccoli grappoli, di color arancione intenso. Riconosciuto Doc nel 1963, viene prodotto dal 1971, uno dei primi in Alto Adige ad essere venduto in bottiglia e non sfuso come si faceva un tempo nella zona. L’uso della barrique fu anch’essa una rivoluzione seguita solo molti anni dopo dagli altri produttori. Dopo l’affascinante degustazione, è seguito un pranzo altrettanto straordinario nel neo stellato Anima condotto dallo chef Michele Cobuzzi sotto l’egida di Enrico Bartolini (6). In questo caso il menu è stato accompagnato dal Sirmian 2021, 2018 e da Nama Cuvée 2018, un altro fiore all’occhiello dell’azienda, un blend Chardonnay con piccole percentuali di Pinot Bianco e Sauvignon. Grandissimo equilibrio nell’abbinamento coi piatti, dal porro di Cervere, emulsione tiepida di erba cipollina, crema di pane all’acciuga, delicato e di gran sapore al tempo stesso, alle fave secche soffici, gambero viola, erbe amare e peperone crusco dove il crostaceo e le erbe amare creano un connubio in cui dolce e amaricante si uniscono in un sapore unico. Altrettanto magnifici i bottoni di gallina nostrana, limone candito e cime di rapa e il rombo chiodato, curry e rapa di Caprauna. A chiudere queste eccellenze, il dessert a base di veli di cioccolato caramellati, ricotta di pecora e pera speziata. Una giornata che rimarrà a lungo impressa nella memoria e sui nostri palati.
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