Una preview che merita di essere data con ampio anticipo così da organizzare già le agende personali. Sì, perché questa mostra è un evento certamente da non perdere... parliamo dei "I MACCHIAIOLI. Capolavori dell’Italia che risorge" che sarà visibile a Padova nella prestigiosa sede di Palazzo Zabarella, dal 24 ottobre 2020 fino al 18 aprile 2021.
Una mostra-evento (1 - 2 - 3) con l'intento di riaprire un capitolo importante della nostra storia artistica - quella macchiaiola appunto - arricchita da punti di vista inediti e di una ricerca scientifica rigorosa, attraverso fonti spesso trascurate. Rappresentata, cioè, dalla nutrita schiera di collezionisti e di mecenati, una fitta rete intessuta intorno a maestri noti come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, e altri meno noti, ma non meno significativi, come Adriano Cecioni, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca.
Ma cosa significa macchiaiolo? Macchiaiolo è sinonimo di “vita”; quella vita che è la forza stessa dell'amore che pervade ogni cosa e che contrasta la morte, irradiando ovunque la luce dell'Essere. I Macchiaioli già nell’800 seppero vedere oltre, il loro sentire profondo e umano è esaltazione di ogni singolo attimo di vita quotidiana. Luce, sole, nuvole, balconi fioriti, bucato steso ad asciugare, giovani donne che guardano assorte il paesaggio che si disegna fuori dalla finestra: sono immagini di un'Italia datata Ottocento, ancora incompiuta, sotto il profilo socio-politico, ma iconicamente riconoscibile, segno concreto di un'identità precisa e amata.
Sono immagini che, dal fondo del diciannovesimo secolo, si svelano in mostra, a delineare un'Italia profondamente segnata dalla pandemia. Oggi come allora abbiamo davanti agli occhi la luce del sole, il bianco delle lenzuola, i balconi fioriti, quello a cui ci siamo aggrappati durante i giorni della quarantena, nel desiderio di sfuggire così alla paura e all'angoscia. L'Italia dei macchiaioli, dunque, si sovrappone a quella del "dopo pandemia", ancora più "affamata" di bellezza, di libertà, di impegno, di luce, di sole. Nel desiderio di ritrovare antiche radici dalle quali poter rifiorire.
La mostra è curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, con il decisivo contributo in catalogo di Silvio Balloni e Claudia Fulgheri.