Living & Convivi :: 21 mag 2018

Focus Libri - PERCHÉ “IL PUZZLE MORO” CONTINUA A INQUIETARE

Vero, ci sono i complottisti. Le ricostruzioni “troppo” fantasiose, le dietrologie. Ma perché tanta ostinazione, a questo punto davvero sospetta, da parte dei “negazionisti” nel dichiarare che della vicenda Moro oramai si sa tutto, che nemmeno si deve chiamare in causa il temine “caso”, che non bisogna correre dietro ai “fantasmi”, che dell’agguato di via Fani è stato detto tutto, e che, soprattutto, le Brigate Rosse non rientravano in nessun possibile disegno internazionale rispetto alla propria dissennata logica terroristica? Giovanni Fasanella (1 - Primo da Dx), giornalista attivissimo nella ricostruzione del contesto geopolitico, in “Puzzle Moro” (2) colloca invece il caso – il “caso”, sì – nel suo alveo, nel suo contesto, nel suo milieu europeo, mediterraneo, mondiale costruito su una storia assai complessa. La vicenda ha a che vedere con la sovranità limitata del nostro Paese e “affonda le proprie radici nelle anomalie della storia italiana del dopoguerra”; i brigatisti erano convinti di essere il motore di avvenimenti che sono invece più grandi di loro. Il problema – per i negazionisti che si “attengono ai fatti accertati” – è che il libro di Fasanella è documentatissimo: particolarmente ricchi e illuminanti i tanti documenti degli archivi britannici di Kew Gardens, che le autorità italiane si ostinano a non voler consultare (sapete com’è, il budget è limitato). Il fatto è che l’Italia, dal dopoguerra e per tutti gli anni Settanta, rivestiva un ruolo strategico, tra Est e Ovest, Nord e Sud Europa; stretta com’era tra il Patto Atlantico e la tentazione comunista. Di Moro (3) non piaceva, agli Usa e alla grandi potenze europee, la gestione della politica mediterranea, in un’area di grande interesse strategico soprattutto per gli inglesi e l’idea di coinvolgere i comunisti nella formazione del governo italiano. E, ancora, “destabilizzare per stabilizzare” non era un vuoto slogan ma un preciso intento di quegli anni; così come “golpe o appoggio a una diversa azione sovversiva?” una domanda che il direttorio europeo si rivolgeva di continuo, per scongiurare il rischio di una deriva italiana verso la… disobbedienza atlantica. E così scorrono, scanditi da un ritmo incessante e coinvolgente come se si leggesse un thriller, inquietudini e interpretazioni, fatti del passato (Piazza Fontana, il Watergate, l’incidente di Sofia che coinvolse Berlinguer) diversi e lontani, ma tutti concatenati e personaggi chiave – Valerio Borghese, Edgardo Sogno, Gianni Agnelli, Henry Kissinger, il cruciale Francesco Malfatti di Montetretto, il direttore d’orchestra Igor Markevic - anni e anni di ambiguità, segreti di Stato cose non dette perché indicibili. Altro che correre dietro ai fantasmi: “il presepe di coincidenze” - l’espressione è di Miguel Gotor, tra gli studiosi più preparati sulla vicenda – continuerà a ossessionare e a inquietare gli italiani. Tranne quelli, appunto, che si sono accontentati delle mezze verità – e delle innumerevoli menzogne - della versione ufficiale.

Giovanni Fasanella, Il puzzle Moro. Da testimonianze e documenti inglesi e americani desecretati, la verità sull’assassinio del leader DC, Chiarelettere editore, Milano, 2018, pp. 362, 17,60 euro.

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