Ancora una figura femminile protagonista delle sale di Palazzo Strozzi a Firenze. Dopo le monografiche dedicate a Marina Abramovic e a Natalia Goncharova, un'altra grandissima artista, certamente tra le più influenti del XX secolo, veste le pareti delle tante sale dell'imponente Palazzo rinascimentale. Helen Frankenthaler (1928-2011) la cui mostra "Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole" che esplora letteralmente la narrazione della tavolozza senza alcun dogma, è organizzata cronologicamente, ripercorrendo lo sviluppo della sua pratica creativa dove ogni sala è dedicata a un decennio della sua produzione dagli anni ’50 ai primi anni Duemila.
Con la sua innovativa tecnica soak-stain (imbibizione a macchia), la pittrice newyorkese ha segnato in modo indelebile l’evoluzione della pittura moderna, nel segno di un nuovo rapporto tra colore, spazio e forma. La tecnica prevedeva infatti l'applicazione di vernice diluita distesa orizzontalmente su tele non trattate, creando effetti simili a quelli dell'acquerello, ma su larga scala e con colori a olio. Frankenthaler applicava la vernice con pennelli o spugne, o direttamente da secchi, lasciando che si espandesse e si mescolasse in modo naturale, creando interazioni cromatiche uniche, segnate da transizioni sfumate e sovrapposizioni traslucide.
"Obiettivo primario è stato quello di posizionare il lavoro di Helen Frankenthaler rispetto anche al suo rapporto con gli amici. C'è la rappresentazione della sua opera ma sempre attraverso la lente dei suoi amici che l'hanno influenzata e delle affinità che aveva con i suoi contemporanei", tra cui Jackson Pollock, Morris Louis, Robert Motherwell, Kenneth Noland, Mark Rothko, David Smith, Anthony Caro e Anne Truitt; a dichiararlo il curatore Douglas Dreishpoon. Così la mostra mette in scena la consolidata influenza di Jackson Pollock su Frankenthaler negli anni Cinquanta, con Number 14 (1951), un dipinto in bianco e nero a confronto con Mediterranean Thoughts di Frankenthaler (1960), un colorato lavoro a olio che presenta analoghi «elementi di realismo astratto o di Surrealismo», frase che Frankenthaler usò per descrivere l’opera di Pollock dopo averla vista di persona la prima volta. Tutti-Frutti (1966), un dipinto a soak-stain di nuvole colorate fluttuanti, trova un analogo tridimensionale in Untitled (1964), scultura in acciaio dipinto di David Smith, composta da forme geometriche impilate l'una sull'altra, appoggiate su quattro piccole ruote. Heart of London Map (1972), un assemblaggio in acciaio, si pone a confronto invece con Ascending the Stairs di Anthony Caro (1979-1983), nella sua costruzione pezzo per pezzo.
Una mostra unica, bellissima che può essere tranquillamente goduta da un pubblico eterogeneo, una visione audace e affascinante capace di toccare le corde di ognuno di noi, nessuno escluso, perché "l'unica regola è che non ci sono regole...".
L’esposizione è arricchita da progetti educativi e apparati che consentono ai visitatori di conoscere e approfondire la vita e la pratica artistica di Frankenthaler.
Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole
Firenze, Palazzo Strozzi
27 settembre 2024 - 26 gennaio 2025
A cura di Douglas Dreishpoon