Se tra i tanti spunti e stimoli culturali che offre la città del Giglio non avete ancora colto il fascino del Museo Marino Marini sede di ben 183 opere del poliedrico artista pistoiese, ebbene non perdete altro tempo perché merita farci tappa. Ora ancor di più, fino al 17 gennaio 2022, infatti, sono esposti 25 scatti (1) ideati appositamente per il Museo dal fotografo e architetto Fabio Gambina (2). La mostra (3) dal titolo “Simbiosi” intende esplorare una sorta di indagine meditativa sulla relazione tra scultura, pittura, architettura e arte sacra, ‘nella luce e oltre la luce stessa’.
Il formato è quadrato (4), risultato dell’intersezione tra la lettura dello slancio verticale della chiesa di San Pancrazio, che contiene il Museo, e quello orizzontale dei diversi livelli su cui i camminamenti si distribuiscono. La rappresentazione è in bianco e nero (5), per dare il massimo risalto alla forma della luce, sottolineandone l’essere materia artistica in dialogo con l’architettura e le opere. Gambina elimina ogni elemento cromatico che possa distogliere da questa premessa teorica per raggiungere, tramite un processo di sottrazione, essenzialità estetica e incisività di contenuto.
Spiega Patrizia Asproni, presidente del Museo: “Non a caso gli scatti di Fabio Gambina si sono soffermati sul punctum, ovvero il dettaglio, dell’architettura del Museo Marino Marini. Non a caso la sua visione oggettiva si è concentrata sull’intricata relazione del paradigma culturale dell’immagine fotografica, che trascrive il mondo tridimensionale su una piccola ma potente superficie piana. Nelle fotografie di Fabio Gambina lo studium, l’aspetto razionale della fruizione fotografica, è dato per scontato, l’emozione relegata sullo sfondo per emergere come soggettività nell’interazione con le fotografie: simbiosi, appunto. La fotografia come mezzo per guardare, per esplorare il valore simbolico dell’architettura ma anche per trafiggere lo spettatore oltre il consumo frenetico delle immagini del nostro tempo”.
Il compianto Philippe Daverio ha scritto su Fabio Gambina già, tra l’altro, insignito del riconoscimento Remarkable Artwork ai Siena International Photo Awards 2016: “nella sua produzione architetture e persone fisiche che negli spazi esistono, convivono in un minimalismo che è leggero e quindi poetico. capace di dettagli che significano il tutto, anzi che sembrano suscettibili di interpretare il tutto e che si caricano di piccoli fiati, che sono in verità gli spiriti delle cose e degli uomini”.
La mostra (6) è realizzata nell’ambito di “metaluce”, il programma di iniziative che, attraverso fotografia, opere d’arte e parole, rilegge il Museo stesso come luogo di interconnessione tra arti e esempio di umanesimo universale, a cura del visiting director 2021 Mario Nanni. 3 i fotografi coinvolti: oltre a Gambina anche Clara Melchiorre, che ha aperto la rassegna con la mostra Lumen (ora terminata), e un terzo nome ancora da confermare che la chiuderà nel 2022. Mario Nanni, progettista e maestro della luce per istituzioni quali la Royal Academy of Arts di Londra e la Kunsthaus di Zurigo, attualmente in mostra presso il Quirinale a Roma, propone il Museo Marino Marini come spazio di sperimentazione e ricerca per capire e interpretare la luce naturale.
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