Può essere una necessità o uno stile di vita ma, grazie alla digitalizzazione dei processi della vita quotidiana, lo smart working (1) sta diventando un’abitudine sempre più diffusa. Da qui l'urgenza di cerare un angolo vocato all’home-work, proprio come un vero ufficio.
Prima regola, delimitare l'area dove si lavora, il proprio spazio di privacy. Come? Con delle piante verdi, con un tappeto, una libreria o un separé.
Gli arredi meglio se flessibili, non troppo voluminosi, adatti sia all’ufficio sia alla casa anche di piccole dimensioni. Il mood deve essere di benessere diffuso, di comfort, che si lavori a un progetto o ci si rilassi con un libro.
Di grande importanza le sedute inevitabilmente comode, sopratutto se si trascorrono davanti al desk in media 8 ore al giorno. E pratiche da gestire o ripensare per usi diversi, anche in altri ambienti. Come il nuovo classico di Pedrali, Volt, disegnata da Claudio Dondoli e Marco Pocci, sedia elegante e accogliente (2), caratterizzata dal tratto sottile, colpisce per la forma ergonomica e le gradevoli proporzioni. O ancora la sedia Arcos di Arper (3) firmata Lievore Altherr. Una rivisitazione discreta del fascino geometrico dello stile Art Déco. Un pò sedia, un pò comodo contenitore per oggetti, invece, la versatile, leggera e allo stesso tempo solida, Roll (4) di Diego Cisi/Archiplan per EVER Life Design. Da non dimenticare, inoltre, che personalizzare con gusto e creatività il proprio piano di lavoro rende più gradevole lavorare in remoto. Un esempio? Lo stiloso contenitore per graffette, chiavette usb o altro Tris di Cosa (5). Disegnato da Antonio Cos è composto da 1 vassoio e 9 ciotoline in ceramica. Una volta capovolti i 9 contenitori e riposti sul vassoio, si trasforma nell’omonimo passatempo.
E infine la luce. E' importante godere di una buona luce naturale. Per l'umore certo ma anche per valorizzare i vari elementi di arredo che vivono la nostra casa. Come corpo illuminante pensato per lo smart working, invece, di grande fascino la versione da tavolo Satellight di Foscarini (6). Frutto della penna di da Eugeni Quitllet appare come un globo luminoso sospeso, che può ricordare una luna nel cielo notturno o una sfera di luce ricoperta da un drappo trasparente e impalpabile. Un oggetto semplice e di immediata lettura, ma al tempo stesso inedito e profondo nella sua poetica leggerezza. Perché quando si lavora, un pò di poesia non guasta.