Living & Convivi :: 26 ott 2016

alluvione di firenze 50 anni dopo

un fiume di ricordi

L’Arno, il Fiume d’argento di Firenze, da tempo ormai, è sotto gli occhi di tutti. Sì perché tra pochi giorni, esattamente il 4 novembre, si celebrerà il cinquantesimo anniversario della “tristemente” storica alluvione (1). Un fiume di memoria che continua a far parlare di sé tra ricordi, testimonianze, iniziative culturali e eventi come, la cerimonia ufficiale prevista per il 4 novembre, appunto, a Palazzo Vecchio dove sarà ospite illustre il Presidente della Repubblica Mattarella e il Premier Matteo Renzi.

Ma saranno molti di più gli appuntamenti previsti per non dimenticare… Non mancheranno, tra l’altro, ricche esposizioni fotografiche e non solo… tra cui “Firenze, l’Arno, 1966. Memoria viva” con documenti e testimonianze a Palazzo Medici Riccardi o a Palazzo Panciatichi, la già in essere “le alluvioni di oggi nei disegni dei bambini” (fino al 15 novembre).

Un anniversario che fa riflettere, riportando a galla soprattutto le emozioni di chi, per esempio, c’era come vittima o come angelo del fango (2). Ma è un momento storico che impone ragionamenti a più ampio respiro, invitando i fiorentini - certo - a riflettere sullo stato di salute del proprio fiume, ma anche gli italiani sul rischio reale - oggi come domani- sulle molte zone potenzialmente alluvionabili d’Italia.

Ma vediamo in breve cosa accadde quel famigerato 4 Novembre del 66’ alle prime ore del mattino, quando Firenze e dintorni divennero un unico grande lago di disperazione, acqua e fango (3). Premesso che di alluvione se ne parla dal lontanissimo 1177, Firenze ha, infatti, subito ben 64 piene. Quasi ogni generazione di fiorentini ha visto un' alluvione. Altre importanti: 1966, 1333, quest’ultima spazzò via l’antenato dell’odierno Ponte Vecchio. Aneddoto interessante, le botteghe furono allora costruite non per un motivo artistico, bensì economico (poi fu edificato il corridoio Vasariano). L’indotto degli spazi commerciali affittati o venduti, infatti, contribuì a generare denaro per poter dar vita nuova al martoriato ponte.

Ma torniamo al 66’…

L’onda di piena venne calcolata tra i 150 e 200 milioni mq di acqua (4). Solo su Firenze la quantità fu 100 milioni. L’agonia della città dantesca iniziò alle 7.26 e gli orologi si fermarono quando Ponte San Nicolò venne invaso dall’acqua. Già prima delle 7 le strade vicino a Santa Croce erano completamente sommerse. Poi l’Arno sfondò le porte della Biblioteca Nazionale. E la devastazione toccò il massimo alle 9.30 quando le acque arrivarono in piazza del Duomo e inondarono il battistero e la cattedrale di Santa Maria in Fiore. Non solo Firenze però… La notte tra il 3 e il 4 novembre toccò, anche, il Casentino, il Mugello e varie zone a monte. Tante le città “ferite” tra cui Pisa che non fu protetta dal canale scolmatore, poiché non funzionante. In 27 ore circa caddero 210 ml di pioggia sull’intero bacino.

Ma nonostante tutto, ci fu una circostanza fortunata, il 4 novembre, infatti, si festeggiava la vittoria della prima guerra mondiale - la così detta giornata delle forze armate; un giorno di festa che scongiurò una vera ecatombe. Un giorno feriale della settimana e 100 mila fiorentini si sarebbero trovati come topi in trappola. Le vittime furono in tutto cinquanta tra Firenze e zone limitrofe (5).

All’epoca non c’erano i social, niente dirette su Facebook come in occasione della recente offensiva di Mosul in Iraq. Nessuno a raccontarla in tempo reale. Internet era ancora lontano. E quella devastazione passò quasi “inosservata”. Le testimonianze di allora raccontano che in principio la tv, ma anche il governo, ne parlarono poco e soprattutto come una banale inondazione, di lieve entità. Fu un grande del giornalismo italiano, Enrico Mattei, allora direttore della Nazione, a scuotere i "piani alti", con editoriali “forti” e “arrabbiati”. E solo dopo sei giorni dalla catastrofe, il governo con allora Aldo Moro, organizzò finalmente aiuti e soccorsi nella ormai desolata terra di fango.

Ed un altro grande, Zeffirelli, impaginò un memorabile documentario che, proiettato in USA, fece accorrere un nuovo fiume, questa volta di denaro e di "angeli" verso la città martoriata e ferita, ma mai uccisa (6). E il resto è storia.

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