La nostra nuova intervista tratta di uno dei grandi nomi a livello mondiale dell’arte del gioiello. Alba Cappellieri (1), professore ordinario al Politecnico di Milano, dove insegna Design del gioiello e dell’accessorio (2) ed è direttrice dal 2014 del Museo del Gioiello di Vicenza, situato nella prestigiosa sede della Basilica Palladiana. Presidente della Women Jewellery Association Italy. Ancora... Direttrice del Master in Fashion Accessories, del Corso di Alto Perfezionamento di Dignità del Gioiello e Presidente del Corso di Laurea in Design della Moda. Le sue ricerche sono concentrate sui nuovi scenari del gioiello contemporaneo e sulle integrazioni tra gioielli e tecnologie (3). Autrice di numerose pubblicazioni, è altresì curatrice di mostre che hanno segnato la storia del settore (4). Un personaggio a tutto tondo che abbiamo il grande piacere di annoverare nel nostro format che parla di donne con la D maiuscola.
Professione quando ha capito che era questa la sua "strada”?
L’ho capito “da grande” e si può dire che sia stato il gioiello a scegliere me. Mi sono formata come architetto: ho studiato a Napoli e dopo una laurea in architettura e un dottorato in storia dell'architettura barocca mi sono trasferita negli Stati Uniti, tra New York e Chicago, per specializzarmi nell’ambito dei grattacieli. Solo più tardi ho iniziato a occuparmi di gioielli, nel 1999, quando sono tornata in Italia, a Milano. Qui, sono approdata al Politecnico di Milano dove in quel momento non erano interessati ai grattacieli, ma a strutture infinitamente più piccole: i gioielli. Alla fine degli anni Novanta non esistevano legami strutturati tra design e gioiello e c’era molto da dire e da fare. Ho cercato di aprire i confini, contaminare le discipline, connettere ambiti e persone, per proporre una rilettura del panorama orafo.
Ci parli in breve della sua attività in questo momento: criticità e punti di forza...
Ricerca, didattica, progetti di innovazione per le aziende. Le attività a cui mi dedico sono estremamente eterogenee, ed è proprio questo che amo di piú del mio lavoro. Insegno, ho un corso sul Design del Gioiello al Politecnico di Milano e un Master sugli Accessori moda a Poli.design. Amo scoprire talenti e farli crescere. È davvero un privilegio insegnare al Politecnico di Milano, dove si creano sempre nuove opportunità di dialogo e ricerca con i colleghi. Nonostante la pandemia, sono impegnata su tanti bei progetti, che mi hanno dato energia in questi mesi bui. In questo momento sto curando una grande mostra sul gioiello-moda commissionata dal Ministero degli Esteri Italiano. Questa mostra viaggerà in tutto il mondo per 3 anni e racconterà la creatività, la manifattura e l’innovazione del gioiello moda italiano. Inoltre sto lavorando per Bulgari su un progetto di storytelling e sto preparando anche la prossima mostra di Van Cleef & Arpels che si terrà a Shanghai nel marzo 2022. È entusiasmante collaborare con le grandi maison del gioiello, così come è emozionante poter toccare i prototipi degli artisti, condividere con loro idee e scoprire i nuovi filoni di ricerca. La mia vita è piuttosto frenetica: io penso al gioiello anche mentre cucino, ma siccome mi prendo cura personalmente della mia famiglia che viene sempre al primo posto, riesco a conciliare ogni cosa attraverso una gestione del tempo organizzata.
In quanto donna, il percorso per far valere i proprio obiettivi non è sempre in discesa. Un lato del suo carattere che l'ha particolarmente sostenuta per arrivare dove è oggi?
Nel mondo del gioiello c’è una netta prevalenza di uomini nelle posizioni apicali manageriali, le poche manager spiccano però per grande competenza. Donne che si sono rimboccate le maniche e hanno perseguito i loro obiettivi con grande tenacia. Analizzando il mio percorso in modo retrospettivo, mi attribuisco, oltre all’impegno e alla perseveranza, tanto entusiasmo. Sono una persona entusiasta di natura. Il mio sogno di bambina era quello di insegnare. Ho sempre avuto molta determinazione nel superare gli ostacoli e oggi posso dire di essere riuscita a costruirmi la vita che volevo.
Le donne che fanno squadra hanno una marcia in più?
Credo moltissimo nelle donne, non solo per la loro capacità di essere multi-tasking ma anche perché hanno un’intelligenza emotiva, sanno essere empatiche. Mi piace lavorare con le donne: il mio gruppo di lavoro è tutto al femminile, un team di donne estremamente selezionato che funziona molto bene perché condividiamo passione e curiosità per il nostro lavoro e ci fidiamo le une delle altre.
Piaga del femminicidio, cosa si sente di dire alle donne e non solo affinché questo orrore abbia fine una volta per tutte?
Il tema è estremamente delicato e si lega a quello della violenza di genere. Questi fenomeni trovano terreno fertile in particolar modo dove la cultura dell’empatia e del rispetto nei confronti di persone dall’orientamento sessuale diverso non sono avvertite. Al Politecnico di Milano lavoriamo non solo su progetti che vogliono proteggere le categorie maggiormente colpite da questi fenomeni (come i progetti di wearable technology che abbiamo sviluppato con gli studenti dal 2012 in poi), ma lavoriamo anche sui temi volti all’accettazione e all’inclusione.
La prima cosa che farà, non appena l'emergenza Covid sarà un (brutto) ricordo?
Viaggiare! Non vedo l’ora che la pandemia sia solo un brutto ricordo per poter riprendere i miei viaggi intorno al mondo, per incontrare amici e colleghi lontani, tornare ad esplorare Paesi e culture che ancora non conosco.