La domanda sorge spontanea... Quanto la natura può essere definita arte? Succede nella zona del Prosecco per antonomasia, tra Conegliano e Valdobbiadene, paradiso del buon bere e di paesaggi affascinati costellati da densi tratti boschivi, declivi più ripidi e vigneti a perdita d'occhio. Il quesito per nulla banale è stato al centro di un convegno di pochi giorni fa che ha avuto come come ospite d'onore il Prof. Vittorio Sgarbi insieme a Marina Montedoro, presidente dell’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano (1 - 2 - 3). Titolo dell'incontro che si è tenuto a Farra di Soligo (TV), presso l’Hotel Villa Soligo “Le Colline del Prosecco Conegliano e Valdobbiadene sono la più grande opera d'arte collettiva?” (4). Sgarbi non ha mostrato dubbi in merito: “E’ natura che è meglio di un’opera d’arte. L’arte è opera di un solo uomo, qui è corale perché opera di tanti uomini, è un luogo benedetto da Dio, dove l’uomo è riuscito a migliorare il territorio”. Dalle parole dell’illustre critico l’invito a non essere unici ma diversi, in quanto la diversità è connotazione di libertà. “L’insieme di natura e uomo diventa patrimonio”.
“Dopo il riconoscimento Unesco, che ha reso patrimonio dell’umanità le colline di Conegliano e Valdobbiadene, grazie alle sue caratteristiche di paesaggio rurale e culturale dove l’opera dei viticoltori ha dato vita a uno scenario straordinario, l’autorevole opinione del professor Vittorio Sgarbi fa acquisire a questo territorio ancora più valore” – ha affermato il presidente Marina Montedoro. "Ogni elemento di questa grande opera nata tra l’unione di uomo e natura va salvaguardato e come Associazione continueremo a lavorare perché il sito delle Colline del Prosecco diventi una meta sempre più ambita a livello mondiale, garantendone valorizzazione, tutela e protezione. E proprio in questa direzione va anche la nostra recente richiesta del riconoscimento, attraverso un iter di iscrizione semplificato, di tutti i vigneti ricadenti all’interno del sito UNESCO come storici ed eroici. Questa zona – ha concluso il presidente - è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità per diverse ragioni che includono la viticoltura e la “cultura della vite” è proprio il pennello che ha disegnato queste colline”.
L'occasione ha visto, inoltre, l'artista agricoltore, Gino Righini classe 1928, consegnare a Sgarbi, a nome di tutti gli agricoltori delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, un bronzino del Maestro Carlo Balljana, come segno di riconoscimento e gratitudine verso l'illustre critico.
Arte, vino (5) e territorio: il lavoro di migliaia di agricoltori è scultura, pittura ma anche musica... è segno indelebile nel tempo perpetuato da generazione in generazione dove il rituale della vigna tramandato di padre in figlio diventa simbiosi perfetta tra uomo e natura.